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288 antonio e cleopatra

chè accordasse udienza a’ miei ambasciatori, e s’inducesse a credere che i suoi colleghi esistono. Vedrete compendiate in Antonio tutte le debolezze di cui l’uomo è suscettivo.

Lep. Non posso credere che il numero de’ suoi difetti sia tanto grande da offuscare lo splendore delle sue virtù. I suoi falli sono in lui ombre che lo splendido contrasto della luce fa parer più neri, come le stelle del firmamento brillano più lucide fra le tenebre della notte. Le sue colpe procedono in lui da natura, più che da volontà; di sua scelta non sono, nè da lui dipende il correggersene.

Ces. Siete troppo indulgente. Concederò, se si vuole, che delitto non è l’abbandonarsi alle voluttà sul letto di Tolomeo, il dare un regno per pagare un sorriso, l’assidersi per inebbriarsi con vili schiavi, il far di sè pubblica mostra di pieno meriggio per le vie d’Alessandria, mischiandosi ad una sozza plebe, bersaglio de’ suoi sarcasmi grossolani e brutali; dite, se vi piace, che una tale condotta sta bene ad Antonio (e converrà ch’ei sia di tempra ben straordinaria, perchè simili eccessi non macchiino il suo carattere), ma almeno ei non potrà scusar mai la sua vile indolenza, che su di noi rigetta tutto il peso degli affari. Se nell’ebbrezza delle voluttà struggesse solo un tempo di inazione e d’ozio, lascierei alla sazietà e al deperimento di sua salute, la cura di castigarnelo; ma perdere in vita sì turpe un tempo prezioso, e di tanto interesse per la sua fortuna, e per la nostra, allorchè il romore de’ strumenti guerreschi dovrebbe risvegliarlo e strapparlo dal seno della mollezza, è un voler a forza rimproveri quali ne meritano quegli adolescenti che, immemori dei loro doveri, obbliano tutto per un fugace diletto.

(entra un Messaggero)

Lep. Ecco altre novelle.

Mess. I tuoi ordini sono stati adempiti; e Cesare sarà istrutto ad ogni istante di quel che accade fuori d’Italia. Pompeo è potente in mare, e sembra amato da tutti coloro che il timor solo facea aderenti al gran Cesare; i malcontenti accorrono da ogni parte dei nostri porti, e se si deve credere alla voce pubblica, insultano al di lui nome.

Ces. Lo avea preveduto. L’istoria, dal principio del mondo, ci insegna che l’uomo agognante al supremo comando è stato desiderato dal popolo fino al momento in cui l’ha ottenuto; e quello caduto in disgrazia, che non era mai stato amato dal popolo, fuorchè quando non meritava più il suo amore, gli divien caro da che perduto lo ha. La moltitudine somiglia alla vela ondeg-