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270 | cimbelino |
Imog. Io ho creduto che quell’informe tronco fosse il cadavere del mio sposo.
Cimb. Sia messo in ceppi il reo, e lo si tolga dal mio cospetto.
Bel. Signore, fermatevi: questo giovine vale più assai di quello ch’egli ha ucciso: egli ha sortito natali illustri quanto i vostri; e più servigi vi ha reso, che non ne aveste potuto sperare da un intiero armento di Cloten. (alle guardie) Scioglietegli le braccia: esse non sono fatte per portare catene.
Cimb. Perchè vorresti, soldato, annientare i tuoi servigi, di cui non fosti sinora compensato, sponendoti così al mio corruccio? Che hai tu detto? di natali illustri quanto i nostri?
Arv. Veramente ha detto troppo.
Cimb. Ei deve dunque morire. (accennando Guiderio)
Bel. Tutti tre morremo; ma io vi proverò che due di noi possono vantare la illustre origine che a questo giovane io ho attribuita. Figli miei, m’è d’uopo rivelare un mistero pericoloso per me, ma per voi utile.
Arv. Il vostro pericolo è anche il nostro.
Guid. La nostra buona fortuna dev’essere comune anche a voi.
Bel. Porgimi attenzione, gran re. Tu avesti già un suddito chiamato Belario.
Cimb. E a che questo? era un traditore, e fu bandito.
Bel. Ebbene, egli ti sta innanzi: riconoscilo in questo vecchio da te discacciato e che mai non ti tradì.
Cimb. Impossessatevi di lui e traetelo lungi; l’intero universo nol potrebbe salvare.
Bel. Pon freno alla tua collera, e comincia dal retribuirmi per averti nutrito i tuoi figli; ricevuta che abbia la mia ricompensa, staggisci allora tutti i miei beni.
Cimb. Nutriti i miei figli?
Bel. Troppo sono stato audace: eccomi a’ tuoi piedi: prima che io mi levi, renderò chiari i miei alunni; dopo, se il vuoi, condanna pure a morte l’antico vecchio. — I due giovani eroi che mi chiamano padre e credonsi miei figli, a me non appartengono; tu hai data loro la vita; tu gli hai informati col tuo sangue.
Cimb. Col mio sangue?
Bel. Sì, con quel sangue che tuo padre ti ha trasfuso. Io, chiamato oggi Morgan, io sono quel Belario che hai espulso: il mio delitto non fu allora che il solo tuo volere: i miei patimenti, le colpe ond’io era reo. Questi due amabili principi, che amabili e principi essi sono, custoditi gli ho per vent’anni; e ogni talento posseggono, ogni virtù, che io ho loro saputo istillare. Euri-