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264 | cimbelino |
per voi serbava un mortale liquore, che, inghiottito che lo aveste, vi avrebbe lentamente condotto al sepolcro. Durante questo vostro deperimento, ella si proponeva di esservi assidua al fianco; e co’ suoi pianti e le sue carezze soggiogarvi, onde in propizio momento adottaste suo figlio quale erede della corona. Ma venendole fallita l’opera, per l’inesplicabile assenza di Cloten; è entrata in disperazione; e, superando ogni vergogna, ha disvelati al cielo e agli uomini i suoi atroci disegni; ed è morta col solo rammarico di non averli condotti a termine.
Cimb. Avete voi tutte udite, o signore, queste dichiarazioni?
Le Signore. Le abbiamo udite, Maestà.
Cimb. I miei occhi non furono colpevoli, perch’essa era bella; nè tampoco le mie orecchie, ch’ella incessantemente allettava colle sue melate parole; nè il mio cuore finalmente, che tale la credeva, quale sembrava essere. In me sarebbe stata colpa il diffidare di lei; ma tu, figlia mia, tu puoi ben dire che la mia fiducia era demenza; e tu, infelice! ne provi adesso gli effetti dolorosi. Il Cielo provegga a tutti! (entrano Lucio, Jachimo, l’Augure, ed altri prigionieri romani; Postumo e Imogène li seguono) Adesso, Lucio, più non vieni a chiederne tributi, che aboliti furono per sempre dai generosi Britanni che hanno in questo dì combattuto: la nostra vittoria ci è costato, è vero, il sangue di molti prodi; ma la vostra vita basterà ad esorarli: pensateci.
Luc. Pensa, signore, alle vicissitudini della guerra: per caso soltanto hai ottenuto la vittoria; ma s’ella avesse sorriso a noi, non avremmo, passato il bollore del sangue, minacciati di morte i nostri prigionieri. Pure, giacchè gli Dei così hanno disposto, nè altro riscatto ci resta, fuorchè la vita, sia fatto il loro volere. Ad un Romano basta saper morire da Romano: Augusto vive: e sia suo il pensiero di vendicarci. Per me, altro io non doveva dire che questo: ecco ora quello che mi resta ad esporre per altrui. Ti prego di accettare un riscatto per questo fanciullo (additando Imogène), che era a’ miei servigi, e che nacque Britanno: donzello non vive nè più amoroso nè più fedele; nè mai nudrice amò il proprio lattante, com’egli il suo signore. Le egregie sue doti valgano ad afforzare la mia dimanda, a cui non puoi rifiutarti. Egli non ha fatto alcun male ai Britanni, sebbene fosse ai servigi di un Romano: astienti dunque dal suo sangue, signore; pel resto, versane quanto pur vuoi.
Cimb. Certo io l’ho veduto costui: il suo viso mi è noto. — Giovinetto, la tua sola fisonomia t’ha fatto entrare nella mia gra-