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250 | cimbelino |
chè io aveva digiunato e pregato perchè appunto me ne fossero benigni. Vidi in essa l’augello di Giove, l’aquila romana, volante dal tempestoso Mezzodì a questa antica terra d’Occidente, altissima levarsi, e togliersi al mio sguardo, perdendosi entro un torrente di luce. Se le mie colpe non oscurano la mia prescienza, questo sogno annunzia la vittoria delle legioni di Roma.
Luc. Abbiatevi sovente di questi sogni nè siano essi mai ingannatori. — Fermatevi! oh! che informe busto è quello? le sue ruine attestano che l’edifizio era nobile e grande. Che veggo? e un paggio addormentato, o spento su quel cadavere! Ah! anch’esso sarà estinto, perchè la natura abbonisce dal dividere il letto della morte, e dall’assopirsi fra le sue braccia. — Vediamo il volto di quel giovinetto.
Cap. Egli vive, signore.
Luc. Ne dirà dunque la storia di questo cadavere. — Giovinetto, raccontane le tue vicende, che paiono degne di muovere la nostra curiosità. Che corpo è questo, di che ti fai sanguinoso origliere? qual mano ha sì turpemente contaminato questa bella e nobile opera della natura? qual parte hai tu in questa dolorosa catastrofe? Di’, che accadde? di chi fu questo corpo? e tu chi sei?
Imog. Io sono nulla... o, almeno, per me sarebbe meglio che fossi nulla... Questi era il mio signore, degno e generoso Brettone, ucciso qui da vili bifolchi... Oimè! per me non v’è un altro signore eguale a questo... Errar potrei dall’Oriente all’Occidente ma il simile nol troverei.
Luc. Infelice giovinetto, il tuo pianto mi commuove non meno della vista del tuo signore intriso nel suo sangue! Dimmi, amico, qual era il suo nome?
Imog. Riccardo dal Campo. (a parte) Se anche mento, non offendo nessuno, e spero che gli Dei mi perdoneranno. — Volete altro?
Luc. Il tuo nome?
Imog. Fedele.
Luc. Lo sei in effetto; e il tuo nome è conforme alla tua condotta. Vuoi venire tu a’ miei stipendii? Io non dico che abbi a trovare in me il tuo primo signore; ma pure avrai chi ti terrà molto caro. Lettere dell’imperatore, inviatemi da un console, non saprebbero raccomandarti meglio di quello che faccia il tuo merito: vieni con me.
Imog. Vi terrò dietro, uomo generoso; ma prima, se gli Dei lo permettono, toglierò il mio signore dall’insulto de’ rapaci augelli, e lo nasconderò sotterra, tanto addentro, quanto potranno sca-