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Canzone.

Guid. «Non temer più la sferza del sole; non le bufére del rigido verno! tu hai compito il vitale tuo corso! in porto ora sei giunto, in un beatissimo asilo! Così il figlio della montagna, annerito dal fumo del suo focolare, come il molle garzone e l’avvenente fanciulla riduconsi in polvere!».

Arv. «Non temer più lo sdegno de’ potenti! sottratto sei ad ogni artiglio di tiranno; nè la fame, nè i panni, più ti daranno molestia! La umile canna sia per te uguale all’altissima quercia! e lo scettro, e le scienze, e le arti, tutto deve al pari di te annichilirsi!».

Guid. «Non temer più i fulmini del Cielo».

Arv. «Non gli uragani sovvertitori dei campi».

Guid. «Non temer più la scellerata calunnia».

Arv. «E gioia e lagrime sono finite per te».

A due. «Tutti i giovani amanti, sì, tutti gli amanti subiranno l’istessa sorte, e torneranno al pari di te alla terra».

Guid. «Nessuno esorcizzatore venga a turbar le tue ceneri!».

Arv. «Nessun malefizio discenda sopra il tuo feretro».

Guid. «Gli spiriti adirati paventino innanzi a te».

Arv. «Nulla di funesto mai ti si appressi».

A due. «Gusta la pace d’un profondo sonno, e il tuo sepolcro sia celebre in tutte le età!».

(Rientra Belario col corpo di Cloten)

Guid. Le nostre esequie sono finite: venite, e posatelo qui.

Bel. Ecco alcuni fiori; alla mezzanotte ne recheremo molti più; ai sepolcri convengono meglio le erbette bagnate dalla notturna rugiada. — Spargete intanto questi fiori sopra il volto di lui. — Giovine e fresco tu eri come questi fiori: adesso sei al pari di essi appassito! Venite, ritiriamoci; andiamo a inginocchiarci, e a pregare il Cielo: la terra che li produsse se li è ripresi; e i loro piaceri e le loro pene sono adesso cessati.

(Belario, Guiderio e Arvirago escono)

Imog. (svegliandosi) Sì,... mio amico... al porto di Milford... quale ne è la via?.... te ne so grado... da quel boschetto?.... e di là, prego, a quale distanza?... Bontà celeste!.... ancora sei miglia?..... tutta notte ho corso..... affè che vo’ adagiarmi e dormire. — Ma taci! qual compagno ho di letto?... oh Dei! oh spiriti celesti!... (vedendo il cadavere di Cloten) questi fiori sono come i piaceri del mondo; e questo sanguinoso corpo è l’emblema dell’umana felicità... Ma spero di sognare ancora...