Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/629

242 cimbelino


Bel. Al campo, al campo! Vi lascieremo per poco: rientrato, e riposatevi.

Arv. Non tarderemo a ritornare.

Bel. Di grazia, rinfrancatevi in salute, perchè dovete diventare nostro economo.

Imog. Infermo o sano, vi sarò sempre affezionato.

Bel. Sii tale per sempre! (Imogène rientra nella caverna) Questo giovine, quantunque in misera condizione, sembra di nobile famiglia.

Arv. Come celeste è il suo canto!

Guid. Con quale mondezza ne imbandì la mensa! Da povere radici egli ha saputo spremer succhi che tornata avrebbero la salute ad una divinità inferma.

Arv. Quanta grazia allorchè mesceva un sorriso a’ suoi sospiri! pareva che il sospiro nascesse dal dolore di non essere il sorriso suo; e che questo irridesse a quello fuggente da sì dolce asilo per volare a confondersi cogli aquiloni che insultano a’ navigatori1.

Guid. Io notai che il dolore e la sofferenza, entrambi grandi in lui, parevano contendersi il possesso del suo cuore.

Arv. Sii vincitrice, sofferenza, e spegni il rio dolore!

Bel. Il giorno è già grande: su via! — Chi è colui? (entra Cloten)

Clot. Ch’io non possa rinvenire i fuggiaschi? lo scellerato mi avrebbe egli ingannato?... omai mi sento mancare.

Bel. Fuggiaschi? intenderebbe forse noi? quasi lo riconosco; sì, è Cloten, il figlio della regina. Temo qualche disastro: da molti anni non l’ho veduto; ma sono certo che è desso: forse fummo proscritti... allontaniamoci.

Guid. Egli è solo; voi andate insieme con mio fratello alle vedette, e cercate qui intorno se alcuno lo accompagna: di grazia, andate, e lasciatemi con lui. (Belarlo e Arvirago escono)

Clot. Fermatevi! chi siete voi che fuggite? certo vili montanari: ho udito parlare d’assassini della vostra fatta. — Chi sei tu, schiavo?

Guid. Non ho mai commesso atto più servile di quello di rispondere ad un insolente senza fargli conoscere la forza del mio braccio.

Clot. Tu se’ un ladro, un violatore delle leggi, uno scellerato!... arrenditi assassino!

Guid. A chi? a te? chi se’ tu? non ho io un braccio robusto come il tuo? non un cuore egualmente fiero? la tua voce, lo

  1. Abbiam tradotto alla lettera.