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atto terzo | 233 |
di qui, e duolmi di doverlo fare riguardandovi come nemico dell’imperatore.
Cimb. I miei sudditi, Lucio, sono stanchi del giogo; e indegno sarebbe di un re il mostrarsi meno bramoso della propria indipendenza, degli uomini a cui comanda.
Luc. Tutto ho già detto, Sire: ora non chieggo che una scorta fino a Milford. — Signora, accogliete i voti ch’io faccio per la vostra felicità, ed accoglieteli voi pure.
Cimb. Lôrdi, voi dovete accompagnarlo: non obbliate alcun onore che gli sia dovuto: addio, nobile Lucio!
Luc. La vostra mano, principe.
Clot. Che è mano d’amico, ma che in breve sarà di nemico acerbo.
Luc. L’evento chiarirà il vincitore: addio.
Cimb. Non vi scostate, miei buoni lôrdi, dal generoso Lucio, finch’egli non abbia passato il Severno. — Siate felice. (Lucio esce col seguito)
Reg. Egli ne lascia con occhio minaccioso; ma il suo cruccio fa appunto la nostra gloria.
Clot. Fortunato è l’evento: la guerra è il voto concorde dei vostri prodi Brettoni.
Cimb. Lucio ha già fatto instrutto delle nostre determinazioni l’imperatore: necessario è quindi che i nostri carri e la nostra cavalleria siano prontamente allestiti: le legioni galliche saranno tra poco raccolte e verranno a portarci guerra.
Reg. I momenti sono preziosi; conviene apprestarsi a questa lotta con diligenza e valore.
Cimb. Sapendo che ciò doveva avvenire, io ho già adottate molte disposizioni. — Ma, gentil mia regina, nostra figlia dov’è? essa non è comparsa innanzi all’ambasciatore; nè oggi ha sciolto verso di noi i suoi filiali doveri. Io la credo di tempra più acre che doverosa: me ne sono avveduto. Fatela venire alla nostra presenza: noi siamo troppo indulgenti a’ suoi difetti. (esce un ufficiale del seguito)
Reg. Signore, dopo l’esilio di Postumo, essa conduce una vita assai solitaria; e il tempo solo può risanarla. Ve ne scongiuro, Maestà, non adoperate con lei troppo severe parole: un’anima ha così sensibile ai rimproveri, che parole troppo aspre potrebbero cagionare la sua morte. (rientra l’uffiziale)
Cimb. Ebbene, verrà? come può ella aonestare i suoi dispregi?
Uff. Debbo dirvelo, signore? le sue stanze sono tutte chiuse, nè alcuno ha risposto alle nostre ripetute chiamate.