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atto secondo 215

vorrei perderlo per tutte le ricchezze del più gran re dell’Europa. Parmi d’averlo veduto questa mane: sono certa che la notte scorsa lo avea, poichè lo baciai; nè credo possa essere andato a raccontare al mio sposo, ch’io dia baci ad altri che a lui.

Pis. Oh! non sarà perduto.

Imog. Almeno lo desidero: corri a cercarne. (Pisanio esce)

Clot. Voi mi avete dileggiato... l’infimo suo vestimento?...

Imog. Sì, l’ho detto, signore; e se volete farmene un delitto, chiamate testimonii che m’odano ripetervelo.

Clot. Ne farò avvisato vostro padre.

Imog. E vostra madre ancora, che m’è tanto mite, e che ne diverrà senza dubbio furibonda. Vi lascio, signore, in preda a tutto ciò che la collera può inspirarvi di più tremendo.     (esce)

Clot. Mi vendicherò!... l’infimo suo vestimento?... bene sta.

(esce)


SCENA IV.

Roma. — Appartamento in casa di Filario.

Entrano Postumo e Filario.

Post. Non temete, signore: vorrei essere così sicuro di propiziarmi il re, come certo sono che l’onore di lei rimarrà immacolato.

Fil. E di quali mezzi vi varrete per piegare il monarca?

Post. Di nessuno, fuor quello di sottomettermi alle vicissitudini del tempo, e sopportare i rigori del verno, desiderando veder pascere giorni più sereni. Questa speranza, che intorbida il timore, è la sterile riconoscenza, di cui pago la vostra amicizia; e se tale speranza mi tradisce, converrà ch’io muoia vostro debitore.

Fil. La bontà vostra e la vostra compagnia mi compensano ad usura di quanto potessi fare per voi. — Adesso il re vostro conosce le dimande del grande Augusto. Caio Lucio adempierà interamente il suo ufficio: e credo che Cimbelino pagherà il tributo in un cogli arretrati, anzichè vedere un’altra volta la sua isola invasa dai Romani, la memoria de’ quali è ancor viva nel dolore de’ suoi popoli.

Post. Benchè io poco intenda alle cose di Stato, nè speri di averle mai a comprendere, pure giurerei che una tale inchiesta sarà cagione di guerra. Avrete prima a udire che le legioni delle Gallie sono discese nella bellicosa nostra isola, anzichè questa paghi un solo denaro del tributo che le viene domandato. I nostri popoli sono adesso meglio disciplinati, che a’ tempi in cui Cesare,