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atto secondo | 211 |
anche le leggi stesse. Questi indizii così segreti lo forzeranno a credere che veramente io sia entrato nella stanza di lei, e che le abbia rapito il tesoro dell’onore. Che mi occorre di più? e a che scriverei quello che mi sta profondamente scolpito nella memoria?... Ella leggeva la storia di Tereo: e il foglio è piegato a quel passo in cui Filomena si arrende... Questo mi basta: rientriamo nel nostro ricetto, e rinchiudiamolo sopra di noi... Su, su, affrettatevi, draghi notturni1; e tu, aurora, spalanca il tuo occhio di corvo2. — Io ho timore... questo è per me l’inferno, sebbene ivi riposi un angelo del cielo... (l’orologio suona le ore) Una, due, tre... è tempo, è tempo.
(rientra nel baule; la scena si chiude)
SCENA III.
Un’anticamera che mette alle stanze d’Imogène.
Entra Cloten co’ due suoi Lordi.
1° Lord. Vossignoria è il più paziente degli uomini allorchè perde: il più freddo giuocatore che mai sfogliasse un asso.
Clot. Il perdere rende freddo ognuno.
1° Lord. Ma non già paziente come Vostra nobile Altezza: voi siete più ardente e impetuoso quando vincete.
Clot. Il vincere dà coraggio; e se vincer potessi quella pazza Imogène, non desidererei nulla di più. È quasi il mattino, non è vero?
1° Lord. È giorno, milord.
Clot. Vorrei che que’ suonatori venissero. Sono stato consigliato a farle udire un po’ di musica alla punta del dì, e vi fu chi mi accertò che ciò gli avrebbe fatto impressione (entrano alcuni suonatori). Venite; accordate i vostri strumenti: e se potete con l’arpeggiar delle dita allettare la principessa, metteremo a prova anche la vostra voce; se poi nulla la commuove, e persiste nella sua inflessibilità, resti allora quella che è: ma io non la cederò ad alcuno. — Esordite prima con qualche preludio patetico; poi cantate una canzone di meravigliosa dolcezza sì di suoni, che di parole; e quindi la lascieremo in preda alle sue contemplazioni.
Sinfonia e canzone.
«Ascolta! ascolta! l’allodola canta alle porte del cielo, e Febo