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206 | cimbelino |
tanto per mettere a prova la costanza del vostro amore, e vedere se le radici ne erano veramente profonde. Ah! la novella di questo attentato lo renderà, come già è, doppiamente felice e fedele; che il più fedele egli è di tutti gli amanti.
Imog. Così fate ammenda?
Jach. Sì; ei pare un Dio disceso fra gli uomini; un’aureola di onore tutto lo circonda e avviva il suo volto di una luce immortale. Non vi dolga, augusta principessa, se ho ardito sperimentare in qual modo avreste accolto un falso racconto: esso non servì che a far maggiormente risplendere il peregrino vostro giudizio, e a confermarlo nella scelta che avete fatta d’uno sposo veramente egregio, e da voi conosciuto a prova anche del più piccolo fallo. Fu la mia amicizia per lui che m’indusse a cagionarvi quei vani timori; e m’avvidi che gli Dei vi avevano creata diversa da tutte le altre donne, esente da rimproveri e debolezze: degnatevi, ve ne scongiuro, di perdonarmi.
Imog. Tutto è riparato, signore: disponete ora del poter mio a questa corte.
Jach. Ve ne ringrazio umilmente. Ah! ma quasi aveva obbliato di fare a Vostra Altezza una preghiera che interessa lo sposo vostro, e alla quale ed io e varii altri amici abbiamo parte.
Imog. Parlate, vi ascolto.
Jach. Alcuni Romani e il consorte vostro, il cui solo nome riflette il più gran lustro su tutta la nostra brigata1, hanno depositata una somma di denaro destinata a comperare un dono da farsi all’imperatore: ed io, incumbenzato dagli amici, passai in Francia per farne l’acquisto. Ivi ho comperato una raccolta di vasi di raro disegno e di gioielli di forme nuove e superbe, di cui grandissimo è il valore. Straniero come sono, mi sarebbe caro che un sì gran tesoro venisse guardato in luogo sicuro: vorreste voi custodirlo?
Imog. Di buon grado lo farò; e pongo il mio onore per la sua sicurezza, dacchè il mio sposo v’è interessato: lo custodirò io stessa nella mia stanza.
Jach. Il tesoro è chiuso in un baule scortato dalle mie genti; e mi farò lecito inviarvelo per questa notte, giacchè dimani conviene che io parta.
Imog. Oh! non partite sì presto.
Jach. È necessario, permettete ch’io parta: o, procrastinando il mio ritorno, mancherei alla data parola. Non ho passato il
- ↑ The best feather of our wing, la miglior penna della nostra ala.