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atto primo 193


Imog. Oh mille volte benedetta, che più non lo posso! ho scelto un’aquila, e ripudiato un falco.

Cimb. Hai sposato un mendico, che avrebbe coperto d’ignominia il mio trono.

Imog. Dite piuttosto, che accresciuto ne avrebbe lo splendore.

Cimb. Vile!

Imog. Signore, se ho amato Postumo, la colpa è vostra: insieme fummo allevati; a compagno me lo deste nei giuochi dell’infanzia; ed uomo egli è degno di qual sia più nobile donna: a me accoppiandosi, egli mostrò di sentire umilmente di se stesso.

Cimb. Deliri tu ora?

Imog. Potrebbe essere, signore; e voglia il Cielo ch’io non ismarrisca affatto la ragione. Ah! perchè non sono la povera figlia d’un pastore? perchè non è Postumo la guida del mio armento?     (entra la Regina)

Cimb. O donna incauta, di nuovo li ho trovati soli: voi non avete eseguito gli ordini miei: ritiratevi con essa, e sia rinchiusa.

Reg. Imploro la vostra pazienza; e voi calmatevi, figlia mia. — Buon re, lasciateci sole, e nella vostra ragione cercate qualche conforto.

Cimb. Possa ella languire e piangere ogni giorno lagrime di sangue, sinchè, fatta vecchia, muoia della sua follia!     (esce)

Reg. Per ora, v’è d’uopo soffrire... (entra Pisanio) Ecco il vostro servo. — Ebbene, Pisanio, che arrechi?

Pis. Il principe vostro figlio ha sguainatala spada contro il mio signore.

Reg. Ah!... spero che nulla di sinistro sarà avvenuto...

Pis. No, perchè il mio signore ha combattuto da celia; e alcune oneste persone giunsero in tempo per separarli.

Reg. Ne sono lieta.

Imog. Il figlio vostro è il campione di mio padre, e ne sostiene le ragioni. Sguainar la spada contro un proscritto!... oh valoroso principe! Vorrei vederli entrambi a battaglia nei deserti dell’Africa, ed io starmi loro accanto, provvista di un ago, per pungere il primo che s’arretrasse. — Ah Pisanio! perchè hai tu abbandonato il tuo signore?

Pis. Per ordine suo; non volle ch’io lo seguissi fino al porto; e in questo scritto mi lasciò gli ordini che dovrò compiere finchè vi piacerà di tenermi ai vostri servigi.

Reg. (ad Imogène) Quest’uomo vi è stato finora servo fedele; e rispondo col mio onore, che lo sarà sempre.