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168 coriolano


Mess. I Nobili con volto grave e commosso si recano al Senato; è accaduta tal cosa, che li conturba fieramente.

Sic. Sarà quello schiavo. Ite, dico, (all’Edile) e fatelo battere dinanzi al popolo adunato. Ecco l’effetto della sua novella.

Mess. Sì, degno tribuno, fu la novella di colui; ma appoggiata da altri avvertimenti più terribili del suo.

Sic. E sono?

Mess. Molti han detto (e quanto ciò sia probabile non so) che Marzio, alleatosi con Aufidio, guida un esercito contro Roma, ed ha giurato di fare una vendetta che involgerà tutti, dal lattante al settuagenario.

Sic. Ciò è verosimile!

Br. Rumore vano, artificiosamente mosso, onde far desiderare il ritorno di Coriolano.

Sic. Astuzia questa.

Men. Cosa inverosimile. Aufidio ed egli non possono meglio accordarsi insieme, che non lo possano i due più avventati nemici.     (entra un altro Messaggiere)

Mess. Il Senato vi chiama. Un tremendo esercito, condotto da Caio Marzio alleato di Aufidio, manomette il nostro territorio. Tutto è ornai distrutto; è fatta omai schiava una metà della popolazione.     (entra Cominio)

Com. Oh! bell’opera faceste!

Men. Quali novelle? quali novelle?

Com. Bene adoperaste (ai tribuni), per far sì che vi fossero rapite le figlie, che crollati andassero i tetti della città, che venissero disonorate le vostre donne sotto i vostri occhi.

Men. Che recate? che mai recate?

Com. E perchè fossero abbruciati i vostri tempii sin dalle fondamenta; e perchè si vedessero annichiliti tutti i vostri bei privilegi, che tanto vi stavano a cuore, sotto le ruine di Roma.

Men. In mercè, spiegatevi... Sì, ben temo (ai Trib.) che non abbiate fatto una trista opera. Ora parlate (a Com.), vi prego; e se Marzio si è unito ai Volsci...

Com. Se! egli è il loro Dio: incede alla loro testa in sembianza di essere soprannaturale, e i Volsci lo seguono colla fidanza della vittoria.

Men. Ora voi e il popolo (ai Trib.) avete dato il crollo alla vostra patria; voi, che tanto conto facevate della voce degli artieri1, e del suffragio dei più vili plebei.

  1. Apron men. Uomini dal grembiule.