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158 | coriolano |
Br. Sì, congedatelo. Veggo la madre di Coriolano, che s’avanza verso di noi. (l’Edile esce; ed entrano Volunnia, Virgilia e Menenio)
Sic. Evitiamola.
Br. Perchè?
Sic. Si dice che abbia perduta la ragione.
Br. Ci hanno veduti: continua il tuo cammino.
Vol. Oh! ben v’incontro. Tutti i flagelli del cielo cadano su di voi, e vi ricompensino del vostro zelo!
Men. Calmatevi, calmatevi; moderate questi clamori.
Vol. Ah! se le mie lagrime mi lasciassero forza, m’intendereste... Pur vi dirò... Volete voi partire? (a Bruto)
Virg. Rimanetevi (a Sic.). Così lo avessi potuto dire al mio sposo!
Sic. Siete voi della specie umana?
Vol. Sì, stolto: è forse una vergogna? Udiste il mentecatto? Ei dubita che mio padre fosse un uomo. Vile, colle tue frodi hai dunque potuto far ire in bando un cittadino che vibrò più colpi per Roma, che tu non proferisti parole?
Sic. Oh pietosi Dei!
Vol. Più nobili colpi, che tu savie parole; e ciò pel bene di Roma... Io ti dirò, che... Nullameno vattene... Ma no, rimani ancora... Vorrei che mio figlio fosse nei deserti d’Arabia, e tutta la tua razza innanzi a lui armato della sua buona spada.
Sic. Perchè?
Virg. Perchè? Egli porrebbe fine alla tua posterità.
Vol. Sì, a tutta la tua schiatta. — Oh gran cittadino! quante margini ei mostra per la patria!
Men. Su via, cessate, cessate, contenetevi.
Sic. Desidererei ch’egli avesse continuato a servire il suo paese come aveva incominciato, nè rotto avesse il nodo glorioso che a questo lo stringeva.
Br. Sì, io pure lo desidererei.
Vol. Voi lo desiderereste? voi? Ma non foste voi che infiammaste le ciurme, insensati, atte tanto ad apprezzare il suo merito, quant’io lo sono a penetrare i misteri di cui il cielo interdice la conoscenza alla terra?
Br. (a Sic). Pregovi, andianne.
Vol. Sì, itene. Faceste bell’opera; ma, prima di lasciarmi, udrete ancora una verità. Quanto il Campidoglio vince in altezza il più umile tugurio di Roma, tanto mio figlio, il marito di