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152 | coriolano |
Br. Chi l’accompagna?
Ed. Il vecchio Menenio, e i senatori che l’han sempre sostenuto col loro credito.
Sic. Notaste i voti che avremo in nostro favore?
Ed. Eccoli.
Sic. Li collocaste per tribù?
Ed. Ciò feci.
Sic. Ora adunate il popolo su questa piazza; e quando esso m’udrà dire: Così è statuito pei diritti e per l’autorità del popolo, allora si parli di morte, d’ammenda o d’esilio: faccia essa eco alla mia proposta, e difenda i suoi antichi privilegi, e l’autorità che in lui risiede per decidere siffatte cause.
Ed. Questo dirò.
Br. E dacchè incominciati saranno i clamori, non più cessino finchè lo strepito delle voci non abbia fatto porre ad esecuzione la sentenza che, secondo le circostanze, avrem pronunziata.
Ed. Tutto è detto.
Sic. Ognuno sia presto a compiere il nostro decreto.
Br. Andate, e siate cauto. (l’Edile esce) Cominciate dall’irritar la sua collera (a Sic.): egli fu avvezzo a vincer sempre, e non soffre contraddizioni. Una volta sdegnato, nulla potrà ridurlo a moderanza: ei farà conoscer tutto quello che gli ribolle nel cuore; e ciò che è nel suo cuore va di concerto con noi per operare la sua ruina. (entrano Coriolano, Menenio, Cominio, Senatori e Patrizi)
Sic. Bene sta; eccolo appunto.
Men. Moderazione, ve ne scongiuro.
Marz. Sì, quanta ne ha uno sgraziato ostiere, che per la più vile moneta udrà le inesauribili ciancie d’un ubbriaco. — I santi Dei conservino Roma; pongano essi sui seggi della giustizia uomini dabbene; intrattengano l’amore fra di voi, e riempiano i nostri vasti tempii dei profumi della pace, non le strade nostre degli orrori della guerra.
1° Sen. Gli Dei vi esaudiscano.
Men. Nobile e bel desiderio! (rientra l’Edile coi cittadini)
Sic. Avvicinati, popolo.
Ed. Badate ai vostri tribuni; uditeli: silenzio, dico.
Marz. Udite me prima.
Entrambi i Tribuni. Ebbene, dite. — Silenzio, olà!
Marz. È egli vero che, dopo questa volta, non sarò più accusato? Termineranno qui le vostre persecuzioni?
Sic. Vi dimando io, se vi sottomettete ai suffragi del popolo,