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140 | coriolano |
Com. Non venne egli eletto coi suffragi dei cavalieri del popolo?
Br. No, Cominio.
Marz. Fu dunque di pargoli ch’io raccolsi il voto?
1° Sen. Tribuni, lasciatelo passare; ei va alla piazza pubblica.
Br. Il popolo è sdegnato contro di lui.
Sic. Fermatevi qui, o sveglierete un grave incendio.
Marz. Questo dunque è il gregge che voi guidate? Merita esso d’avere una voce nello Stato un popolo che la dà, e la ritoglie un istante dopo? A che valgono i vostri ufficii? Voi, che bocca siete di tal mostro, perchè non reprimete il suo dente malefico? Foste voi forse, che accendeste il suo furore?
Men. Calmatevi, calmatevi.
Marz. Cotesta è una trama premeditata e indegna, per far onta alla nobiltà, e contrastarne i voti. Soffritelo, se potete; e vivete con un popolo che non può comandare, nè vuole obbedire.
Br. Trama non fu. Il popolo altamente si querela che voi lo avete insultato; e ricorda che, non ha molto, in occasione d’una distribuzione gratuita di grano, vi mostraste cruciato, e ingiuriaste coloro che lo difendevano, chiamandoli vili, adulatori, nemici dei nobili.
Marz. Il rimprovero non è nuovo; e’ lo sapevano anche prima.
Br. Non tutti.
Marz. E voi ne gl’istruiste dappoi.
Br. Io gl’istruii?
Marz. Vi credo degno dell’opera.
Br. Degno sarei anche di ammendare i vostri falli.
Marz. E perchè diverrei io console? Per quelle nubi che velano il cielo, lasciate ch’io far possa tanto male, quanto ne fate voi; ed eleggetemi allora per vostro compagno, tribuni.
Sic. Troppo dimostrate la vostra collera, che eccita il maltalento della plebe. Se bramate pervenire al termine a cui agognate, v’è forza rientrare, con maniere più dolci, nella via da cui vi siete dipartito; ovvero non avrete mai l’onore d’esser console, nè collega di Bruto nel tribunato.
Men. Non andiam tropp’oltre.
Com. Il popolo è deluso. Partiamo. Queste ambagi sono indegne di Roma: e Coriolano non meritò l’ostacolo ingiurioso, che l’invidia pone dinanzi al suo cammino.
Marz. Parlarmi oggi di grano? Sì, fu mio proposito, e lo ripeterò.
Men. Non ora, non ora.
1° Sen. Non in questo momento, nel quale gli spiriti avvampano.