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atto secondo 129

ma ei cerca l’odio de’ plebei con maggior zelo ch’essi non n’abbiano a prodigargliene, e nulla intralascia per farsi conoscere nemico. Ora, voler così attirarsi l’abbominazione del popolo è condotta tanto biasimevole, quanto lo è quella, ch’ei danna, di adularlo per farsi da esso amare.

Uff. Bene ha meritato della patria, e a tanta altezza non venne salendo quella facile via che mille altri percorrono, via di lusingherie e di viltà; nè fra quei vani idoli vuol egli collocarsi, attorniati d’inchini e di genuflessioni, i quali nulla mai fecero che meritasse onore e gloria. Coriolano si innalzò davanti agli occhi di tutti, ed ha sì bene scolpite le sue azioni in tutti i cuori, che un silenzio perfido, il quale non volesse palesarle, sarebbe ingratitudine; una narrazione infedele sarebbe calunnia, che smentirebbe da sè, ed attirerebbe da ogni parte al suo autore vituperio e disprezzo.

Uff. Più non se ne parli: egli è un uomo degno; apriam la via: essi vengono. (squillo di trombe; entrano, preceduti dai Littori, Cominio console, Menenio, Coriolano, Senatori, Sicinio e Bruto. I Senatori si assidono; i Tribuni vanno ai loro posti)

Men. Dopo avere statuita la sorte dei Volsci col decreto d’inviare appo loro Tito Larzio, ne rimane per cura principale di stabilire la ricompensa che i nostri servigi di questo Romano, generoso difenditore del suo paese, han meritata. Piaccia dunque il venerando ed illustre Senato di Roma l’imporre al Console qui presente, degno nostro generale nell’ultima e fortunata guerra, di raccontarne qualcuno dei prodigii di valore operati da Caio Marzio. Ragunati qui siamo per ringraziarlo pubblicamente, e dimostrare la riconoscenza nostra con onori degni di lui.

Sen. Parla, buon Cominio; non ommetter nulla per amore di brevità. Fanne comprendere come tutte le ricchezze del nostro Stato non basterebbero, senza i nostri cuori, per pagare sì giusto debito di gratitudine. Capi del popolo, vi chiediamo ascolto favorevole e zelo per la cosa pubblica; questo mostrerete, approvando ciò che qui accade.

Sic. Ci uniamo a voi nel giubilo di una pace felice. I nostri cuori san rispettare e cooperare agl’intenti di questo Consesso.

Br. E siamo lieti di poterlo fare sin d’ora, se Coriolano vuol mostrare al popolo più benevolenza e stima, che non glie ne attestasse fin qui.

Men. Di ciò non è discorso; meglio era che aveste taciuto. Volete udir Cominio?