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atto primo 39

saggiere della terra e dei mari, a cui aperto è l’avvenire, circolano impalmate, e in coro innalzano la voce: tre cerchi a te, tre per me, tre altri ancora per completare l’incanto. — Fermiamoci ora, sorelle, che il portento è già operato.

(entrano Macbeth e Banquo)

Macbeth. Non mai vidi giorno sì fiero, e in un sì bello.

Banquo. Qual distanza v’ha ancora di qui a Fores....? Ma che veggo io....? Chi son costoro che ne riguardano con piglio minaccioso, e di cui gli orridi visi e gli strani vestiti le fan tanto diverse dagli abitanti della terra, sulla quale pur camminano? Olà! siete voi creature di questo globo? o vivete invece in una sfera, a cui non sia lecito all’uomo di penetrare? Voi sembrate intendermi; e quelle scarne dita, che tutte ad una volta ponete sulle vostre livide labbra, me ne assicurano: ben vorrei credervi donne; ma le sordide barbe che vi deturpano le gote non mei consentono.

Macbeth. Parlate, se il potete: chi siete voi?

1a Strega. Salve, Macbeth! salve, o Thane di Glamis!

2a Strega. Salve, Macbeth! salve, o Thane di Cawdor!

3a Strega. Salve, Macbeth! che in breve sarai re!

Banquo. Nobile signore, perchè tremate? Perchè temete avvenimenti che si annunziano così giocondi? — In nome della verità, rispondetemi (alle Streghe): siete voi visioni fantastiche, o vestite veracemente la decrepita forma sotto cui ci apparite? L’illustre mio collega fu da voi salutato con titoli d’ogni onore, e con isperanze di trono che il profondarono, come vedete, in meditazioni; e a me voi non parlate? Se realmente potete legger nei decreti dell’avvenire, e scernere nel germe delle vicissitudini umane quelle che debbono prosperare e quelle che debbono invanire, parlate anche a me, parlate libere; ch’io nè mendico i vostri favori, nè pavento i vostri odii.

1a Strega. Salve!

2a Strega. Salve!

3a Strega. Salve!



    terra e dei mari, e le pinge senza posa intente a far il male, e a ricercare la morte e la sventura. Da un lato per innalzare questa parte della sua opera e darle più nobiltà, egli mesce insieme le superstizioni greche e romane, e fa presieder Ecate agl’incantesimi di queste tre sorelle; dall’altro, per restare a contatto della sua nazione e del suo secolo, colorisce colle superstizioni del suo paese le Streghe sue, e non dimentica nè le loro barbe, nè i loro gatti, nè le loro eleganti scope. Nelle operazioni magiche poi, che da esse si praticano, fa entrare tutti gl’ingredienti più ripugnanti del mondo fisico; come compone il loro carattere con quanto v’ha di più nero ed odioso nel mondo morale.

    (Pope).