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106 coriolano


Marz. E’ sono dispersi. Morte se li pigli! Dicevano che la fame li tormentava, e gemevano sospiri e adagi: La fame rompe le pietre; i cani convien che mangino; il cibo è fatto per la bocca, gli Dei non dànno il grano solo pei ricchi. Con tali frasi interrotte esalavano i loro lamenti; a cui essendosi risposto, e concesso loro il diritto di petizione, una se ne ricevè, atta a far scoppiare un cuor generoso, e a far tremare la più salda autorità. Allora gli avresti veduti gettare all’aria i loro berretti, come se avessero voluto appiccarli ai corni della luna, e ululare sconciamente emulandosi.

Men. Che cosa fu loro concesso?

Marz. Cinque tribuni per difendere i loro vili privilegi, e questi a scelta loro. L’un d’essi è Giunio Bruto, l’altro Sicinio Veluto, nè so chi altri... Siano maledetti! La ciurma avrebbe scoperchiate tutte le case della città, prima che io le avessi accordato tanto. Col tempo ella usurperà il potere supremo, e formerà disegni più vasti per giustificare le sue rivolte.

Men. Strano avvenimento!

Marz. Ite (al popolo), itene alle vostre case, vestigi vili di questa sedizione!     (entra un messaggiero)

Mess. Dov’è Caio Marzio?

Marz. Qui. Che accadde egli?

Mess. La novella è, signore, che i Volsci han riprese le armi.

Marz. Ne son lieto: ciò ne darà mezzo di purgare lo Stato de’ suoi umori superflui. Ecco i migliori dei padri. (entrano Cominio, Tito Larzio, ed altri Senatori; poi Giunio Bruto e Sicinio Veluto)

Sen. Marzio, quel che non ha molto ne diceste, è vero; i Volsci sono in armi.

Marz. Ed hanno a duce Tullo Aufidio, che vi darà da pensare. Confesso il mio peccato: sono geloso della sua gloria; e se non fossi quel che sono, vorrei essere lui soltanto.

Com. Voi combatteste insieme.

Marz. Se la metà del mondo guerreggiasse coll’altra metà, ed ei fosse del mio partito, vorrei disdirmi per combattere contro di lui: egli è un leone, di cui vo superbo d’essere il cacciatore.

Sen. Allora, degno Marzio, seguite Cominio a questa guerra.

Com. Questa fu la vostra prima promessa.

Marz. Signore, fu, e la manterrò. — Tu, Tito Larzio, mi vedrai anche una volta vibrare i miei colpi al volto di Tulio. Che! sei tu irrigidito? varcò forse i limiti della ragione il tuo pensiero?