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atto quinto | 93 |
sua vittoria. Il re berrà una tazza alla miglior salute di Amleto, e tufferà in essa una perla di maggior prezzo di quelle che sono state portate da quattro successivi re sulla corona della Danimarca. — Si rechino le tazze; e gli oricalchi annunzino alle trombe, le trombe ai cannoni, i cannoni al cielo, e il cielo alla terra che il re beve alla salute d’Amleto. — Orsù, cominciate... e voi giudici fissate su di loro un occhio attento.
Am. Cominciamo, signore.
Laer. Cominciamo, principe. (schermiscono)
Am. Una.
Laer. No.
Am. Si giudichi.
Osr. Sì, il colpo fu visibile.
Laer. Ebbene, riprendiamo.
Re. Aspettate; datemi da bere. Amleto, questa perla è tua, bevo alla tua salute. — Dategli una coppa.
(squillo di trombe e salva dell’artiglieria)
Am. Vo’ prima fare un nuovo assalto; portate lungi questa tazza. Animo; anche un colpo; che ne dite?
(schermiscono di nuovo)
Laer. Rimasi tocco, rimasi tocco, lo confesso.
Re. Nostro figlio vincerà.
Reg. Ei non ha più lena. — Vieni, Amleto, prendi questa pezzuola; asciuga la tua fronte: la regina beve di cuore alla tua salute.
Am. Buona madre...
Re. Gertrude, non bevete.
Reg. Voglio bere, signore; vi prego di perdonarmi.
Re. (a parte) È la tazza avvelenata... ma è troppo tardi!
Am. Non oso ancora bere, signora, fra poco lo farò.
Reg. Vieni, lascia ch’io t’asciughi il viso.
Laer. (al re sommessamente) Maestà, lo ferirò ora?
Re. Non ti sembra il momento?
Laer. (come sopra) Quantunque ciò sia contro la mia coscienza.
Am. Animo alla terza, Laerte. Voi vi fate scherno di me. Pregovi, spiegate tutte le vostre forze; volete trattarmi come un fanciullo? (riprendono la sfida)
Laer. Poichè così dite, andiamo.
Osr. Nulla, nè da un lato, nè dall’altro.
Laer. Tocca a voi ora. (Laerte ferisce Amleto; quindi nel calore della mischia mutano armi, e Amleto ferisce Laerte)