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36 macbeth

SCENA II.

Campo militare appresso Fores.


Un tamburo batte l’allarme, al suono di cui entra Duncano re, Malcolm, Donalbano, Lenox, e altri signori sorreggenti un soldato ferito.

Duncano. Chi è quel guerriero tutto lurido di strage? Lo stato in cui lo vediamo ci fa credere che abbia fresche notizie dei ribelli da comunicarci.

Malcolm. È il sergente che combattè con tanto valore per salvarmi dalla prigionia. Salve, generoso amico; narra al re come seguì la zuffa e come la lasciasti.

Sold. Incerto per lungo tempo ne fu l’esito, come incerto si mostra fra due nuotatori rivali, che lottando di fronte contro le onde, esauriscono per molt’ora le forze senza superarsi. Lo spietato Macdonal (degno invero di divenir ribelle per tutti i vizi di cui natura il fornì) avea ricevuto dalle isole di Ovest un presidio di Kernes e di Gallow-Glasser (1); e la fortuna sorridendo alla sua fratricida rivolta, sembrava volergli prostituire. Tutto però fu vano contro il valore di Macbeth. Questo glorioso generale (che tanto bene meritò oggi il nome che porta), disprezzando la fortuna e brandendo la sua spada fumante di sangue, come il figlio prediletto del Valore, s’aprì una via fino all’odioso Macdonal; con esso incominciò da forte a combattere, nè più se ne divise, finchè, mozzatogli il capo, non l’ebbe inalberato su di una lancia, orrendo trofeo all’invilita sua gente.

Duncano. Oh cugino valoroso! oh degno cavaliere!

Sold. In quella guisa che veggonsi condensar le tempeste e i più violenti uragani là dove il sole prima s’innalza, e di lieta luce rallegra e ammanta la natura(2); così l’infortunio generossi là dove appunto speravamo salvezza. Attendi, o re di Scozia, al fine del mio racconto. Non appena la giustizia armata di valore avea costretti que’ Kernes a darsi alla fuga, che il generale norvegio, vedendo irreparabile la disfatta, corre con nuova schiera a rinfrescar la battaglia.


  1. I Kernes a i Gallow-Glasser eran due specie di truppe, che l’una dall’altra differivano nell’armatura.
  2. Il movimento naturale e costante dell’Oceano è dall’Est all’Ovest: la è pure, generalmente parlando, la direzione dei venti in mare; e da ciò credesi proceda, che le tempeste nascenti nell’Est sono le più forti.