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78 | amleto |
Laerte, volete seguire il mio consiglio? Rimanetevi chiuso nelle vostre stanze. Amleto, tornando, saprà che siete qui. Noi l’attornieremo di persone che vanteranno la vostra superiorità e accresceranno le lodi che il Francese vi diede; noi vi condurremo a schermire insieme e faremo scommesse sul vostro valore. Conosco Amleto, egli è senza precauzioni; generoso, incapace di sospetti e di astuzie, non guarderà alle armi; talchè vi sarà facile con un po’ di destrezza di scegliere una spada non ispuntata, e con un colpo ben diretto restituirgli ciò che diede a vostro padre.
Laer. Farò quel che dite, e con tale intento avvelenerò la mia spada. Comprai da un cerretano droga sì micidiale, che, ove tuffiate in essa soltanto la punta di un pugnale, per breve che sia la scalfittura che appresso infligge, non v’ha più rimedio, per quanto potente e composto fosse ancora con tutti i semplici più efficaci che germogliano al chiaror della luna, che salvar possa da morte l’animale che ne sarà stato tocco. Immergerò la punta della mia spada in quel veleno, e alla prima ferita ei sarà morto.
Re. Pensiamoci ancora. Esaminiamo quali siano il tempo e i mezzi più convenienti per ben accudire al nostro disegno. Se questo non riesce e la nostra intenzione traspira, sarebbe meglio non aver mai nulla tentato; convien dunque afforzarci con un secondo espediente che possa riuscire, quando il primo ci manchi. — Attendete... lasciate ch’io pensi. — Faremo una scommessa solenne sulla valentia di voi entrambi. Allorchè nel calor dell’assalto vi sarete infiammati, allora vibrerete i colpi più disperati. Amleto chiederà da bere, io avrò all’uopo una tazza ammannita; e per poco che ei v’intinga le labbra, se per avventura sfugge al vostro ferro avvelenato, a questo secondo mezzo non isfuggirà. Ma che strepito è questo? (entra la regina) Ebbene, mia cara regina?
Reg. Una sventura non viene mai sola..... vostra sorella è morta, Laerte.
Laer. Morta!
Reg. Nella prateria alle sponde di un ruscello profondo sta un salice che specchia le bianche sue foglie nel cristallino dell’acqua; là ella è ita colla testa coperta di ghirlande bizzarramente intessute d’ortiche, di rose, di margherite e di que’ fiori pallidi che le nostre fanciulle chiamano fiori della morte. Mentre ch’ella si sforzava per salire ed appendere alle branche più umili la sua ghirlanda, un ramo si ruppe e l’infelice cadde nell’onde. Le sue vesti enfiate l’hanno sostenuta per un po’ di tempo come una sirena, e così portata dalle acque cantava frammenti d’antiche