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atto quarto | 77 |
lore, che parea prodigio, avvegnachè, vedendo le evoluzioni, che faceva descriver al suo cavallo, si sarebbe detto che la natura l’avea con quello unito e che d’entrambi non aveva fatto che un corpo. In breve, ei soverchiava tanto tutte le nostre nozioni, che ogni mia idealità a questo proposito rimaneva soggiogata dal fatto.
Laer. Ed era un Francese?
Re. Un Normanno.
Laer. Sulla mia vita, è Lamort.
Re. Appunto.
Laer. Lo conosco; egli è l’onore della sua patria.
Re. Di voi facea testimonianza pubblica, narrando le più egregie cose, e gridava che bello spettacolo sarebbe stato il vedervi combattere con un avversario del vostro valore. Giurava che gli schermitori del suo paese non avevano nè movimenti, nè destrezza, nè occhio, allorchè voi combattevate contr’essi; e il suo racconto infiammò l’invidia d’Amleto, al segno che ei più non desiderò che il vostro ritorno per misurarsi con voi. Ora da questo...
Laer. Ebbene, da questo, signore?
Re. Laerte, amavate vostro padre? o siete soltanto un simulacro di dolore, apparenza senz’anima?
Laer. Perchè mi fate tale inchiesta?
Re. Non perchè io pensi che non abbiate amato vostro padre; ma perchè so che l’amore e la tenerezza sono, come ogni altra cosa, sottomessi al tempo, e ne veggo la prova negli avvenimenti quotidiani: è il tempo che ne modifica la foga e l’intensità. Evvi nell’amore una specie di deperimento che finisce per ispegnerlo, e nulla dura in uno stato sempre eguale, avvegnachè la bontà a forza di crescere degeneri in pleurisia e muoia soffocata dalla sua troppa gravezza. Quel che noi vogliamo, lo dovremmo far sempre nel momento della volontà; perocchè tale volontà in breve cambia e va soggetta a tanti ostacoli e differimenti quante sono le lingue, le mani e i casi che si frappongono, onde allora il nostro concetto si risolve in un doloroso e profondo sospiro che esala e prodiga invano il soffio della vita. Ma veniamo al vivo della piaga. — Amleto ritorna; che vorreste fare, onde provare più che con parole, che siete veramente il figlio di vostro padre?
Laer. Lo sgozzerò a’ piedi degli altari.
Re. Infatti nessun luogo dovrebbe essere un santuario per l’omicida; alla vendetta non dovrebbero esser limiti; ma, prode