Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/460


atto quarto 73

vendetta che farà inchinare dal nostro lato la bilancia. Oh rosa di maggio! innocente vergine, dolce sorella, amabile Ofelia! Ah! Cielo! è egli possibile che la giovine ragione di una fanciulla, nella sua primavera, caduca sia come la fragile vita di un vecchiardo? La natura è purificata dal sentimento dell’amore, e l’anima ch’esso esalta, separa e manda sempre qualche porzione preziosa di sè dietro all’oggetto amato.

Of. «Essi lo portarono sulla bara col volto scoperto; sulla sua tomba furono versati flutti di lagrime». Addio, mio amore.

Laer. Fruissi tu ancora della tua ragione, e m’incitassi alla vendetta, ne sarei meno commosso che da tal vista.

Of. Convien che cantiate, «sepolto, sepolto...» oh come questo ritornello si addice bene! Egli è del falso maggiordomo che rubò la figlia del suo signore.

Laer. Queste vane parole straziano più d’un discorso assennato.

Of. Ecco il rosmarino che fortifica le rimembranze; pregovi, amore, ricordatemi: eccovi il fiore del pensiero.

Laer. V’è senso anche nel suo delirio! pensieri e rimembranze conformi.

Of. Eccovi erbe per voi, e ne tengo alcune per me. Erba di grazia potremmo chiamarla, e la dovete portar con divozione... Eccovi ancora margherite... vorrei pure darvi le viole, ma si sono tutte avvizzite nel giorno in cui mio padre morì... Dicono facesse un buon fine... «perocchè il caro Robin è tutta la mia gioia...».

Laer. Lividi pensieri, afflizione, ambascia; l’inferno stesso e i suoi orrori mutano in lei di natura, e divengono dolci.

Of. (canta) «Nè più ei tornerà? Mai più, mai più! Ora è morta; va al tuo letto della bara, ei più non tornerà. La sua barba era bianca come la neve, la sua capellatura bionda come il lino: egli è ito, e invano esaliamo gemiti; Dio abbia pietà della sua anima!» E tutte le anime cristiane! Prego il Signore sia con voi!     (esce)

Laer. Vedi ciò, Re del cielo.

Re. Laerte, prenderò parte al vostro dolore, se non vorrete ricusarmi un diritto che m’appartiene. Seguitemi costà; scegliete a piacer vostro i più savi dei vostri amici, che m’udiranno, e giudicheranno fra voi e me. Se essi trovano che noi siamo complici di questa morte, vi abbandoniamo il nostro regno, la nostra corona, la nostra vita, tutto ciò che possiamo dire nostro; se no, acconsentite d’accordarmi la vostra pazienza, e opere-