Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
46 | amleto |
Am. Gli si chiudan dietro le porte, onde non reciti che nell’interno della sua dimora la parte dello stolto. Addio.
Of. Oh aiutalo, pietoso cielo!
Am. Se ti mariti ti darò questa maledizione per dote: fossi tu casta come il ghiaccio, pura come la neve, non isfuggirai alla calunnia. Entra in un chiostro, addio, addio... o se è pure necessario che ti disposi, maritati ad un pazzo; perocchè i savi sanno qual destino loro prepariate. Al chiostro, e tosto..... — Addio.
Of. Potenze celesti, rendetegli la ragione!
Am. Ho udito anche dire che fate uso di minio. Dio vi ha dato un volto; e voi ve ne componete un altro. Danzate ancora, lo so, e schernite le creature del Signore colorendo la vanità vostra col nome d’ignoranza. — Andate; non vo’ più fermarmi su questa idea: ella mi ha reso insensato. Vi dico che non vi saranno più matrimoni. Quelli che sono già maritati vivranno tutti, eccetto uno; ma gli altri resteranno come sono. Al monastero; ite, ite. (esce)
Of. Oh qual nobile anima miseramente travolta! Egli era l’occhio dei saggi, la lingua de’ cortigiani, la spada de’ guerrieri, la speranza e il più bel fiore di questo regno, lo specchio degli eleganti modi, il modello del civil vivere, l’esempio di tutti coloro che intendono al ben fare... ed ora... ah! ora tutto è finito! — Di quante fanciulle esistono, io sono la più travagliata; io che gustai le dolcezze de’ suoi teneri voti, or veggo quella nobile mente turbata, ne veggo rotta l’armonia, come in melodioso strumento, i cui suoni discordi infastidiscono l’orecchio; e veggo quella incomparabile forma, que’ bei lineamenti nel fior della giovinezza, appassiti e sfigurati dalla demenza! Oh! sventura a me! per aver visto quello che vidi, e per veder ciò che vedo! (entrano il Re e Polonio)
Re. Amore! Non è da tal parte che sono rivolte le sue affezioni, e quanto disse, sebbene mancasse un po’ d’ordine, non era follia. È qualche idea nel suo cervello, su di cui posa e da cui trae alimento la sua malinconia; e ben temo che il frutto, che ne vedrem nascere, non debba riescirci funesto. Per prevenirlo mi determino a questo. Parta ei tosto per l’Inghilterra, dove chiederà il tributo che ne vien ricusato. Forse i mari e i diversi climi, colla varietà de’ nuovi oggetti, dissiperanno quel sentimento che io ignoro, ma che debbe essere profondamente radicato nel di lui cuore, esaltandolo sì fattamente. — Che dite di tal disegno?
Pol. Potrà essere buono, ma persisto a credere che l’origine prima del suo dolore derivi da un amor disprezzato. — Ebbene, Ofelia? Non occorre che ci narriate quello che vi disse il prin-