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atto secondo | 39 |
piacere alla moltitudine, non di suo gusto, quantunque eccellente. Così io la giudicavo, come anche alcuni altri, il di cui giudizio era migliore del mio. Scene bene ordinate, scritte con molta arte e decenza. Mi ricordo che un uomo diceva che non v’era nei versi alcun sale per condire il soggetto; che le frasi eran parole vuote di senso e non mostravano nessun gusto nell’autore, a cui non concedeva che il merito dell’orditura. — Eravi però fra gli altri un passo in quella composizione che mi piaceva assai; il racconto di Enea a Didone, particolarmente quando le narra l’uccisione di Priamo. Se ancora stanno nella vostra memoria, cominciate da quel verso... aspettate, aspettate che me ne rammenti: «Il feroce Pirro simile a tigre d’Ircania...» No, no, non è così; comincia con Pirro. «Il feroce Pirro, che rivestito d’armi nere come i suoi disegni, somigliava alla notte, quando giaceva entro i fianchi del colosso fatale, ha cangiata la sua tinta spaventosa e indossa divisa anche più orribile. Dalla testa ai piedi egli è color di porpora; la sua armatura è luridamente tinta del sangue de’ padri, delle madri, delle fanciulle, e de’ lattanti divenuti preda delle fiamme, la cui vampa infernale rischiara le crudeltà de’ barbari omicidi. Il mostro coperto tutto d’un umor livido e rappreso, colla rabbia nell’anima e gli occhi scintillanti quali carbonchi, l’orrendo Pirro cerca il venerabile Priamo». Ora seguitate.
Pol. Pel Cielo, signore, avete declamato a meraviglia! Qual accento! qual’enfasi!
1° Com. «E in breve ei s’offre a’ suoi occhi, alzando contro i Greci una debole mano, e la sua antica spada si rifiuta all’usato ministerio; vacilla e cade. Pirro s’avanza all’ineguale combattimento. Nell’ira sua, va contro Priamo, vibrando all’aria fieri colpi. Il solo fischio della sua spada abbatte il languido vecchio. L’insensibile Ilio, che pare fatto accorto del grande omicidio, cade col suo re, e gl’infiammati edificii crollano fino dalle fondamenta. L’orrendo strepito di quelle ruine ferisce l’orecchio di Pirro, e gl’incatena il braccio. Mirate! la sua spada, in procinto di scendere sulla canuta testa del monarca, sembra sospesa per l’aere. Simile a tiranno dipinto, Pirro senza intento e volontà rimane immobile.
«Ma, in quella guisa che vedesi la calma succedere alla tempesta, allorchè gran silenzio regna pe’ cieli, e le nuvole stanno immote; allorchè i venti taciono, perchè placata ne è la rabbia, e il globo della terra è divenuto silenzioso come la morte; e repentinamente il folgore squarcia di nuovo le nubi