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atto primo | 21 |
tuna, malgrado tutte le loro altre virtù fossero così belle come la è la grazia del Cielo, così estese quanto un uomo può possederle, vanno soggetti alla censura pubblica per quell’unica e sciagurata imperfezione. (entra lo Spettro)
Or. Guardate, signore, esso viene!
Am. Angeli e Ministri di grazia, difendeteci! Sii tu uno spirito benefico o uno spettro infernale, esalino intorno a te profumi celesti o vapori d’inferno; siano i disegni tuoi malvagi o pii, tu vieni sotto forma sì sacra per me, ch’io vo’ parlarti!... Amleto ti chiamerò, re, padre, monarca danese. Oh rispondimi! non far che il mio cuore si franga d’impazienza. Dimmi perchè le venerande tue ossa, sepolte nella terra, squarciarono il loro funebre lenzuolo? Perchè la tomba, dove pacificamente ti vedemmo deposto, sollevò il peso de’ suoi marmi massicci per rigettarti nel turbine di questo mondo? Qual può essere l’oggetto di siffatto prodigio, che tu, corpo trapassato, di nuovo rivestito di ferro, rivegga ancora il pallido raggio della luna doppiando l’orrore della notte? E noi, trastulli di natura, perchè siam noi per te commossi da sì orrenda agitazione, e contristati da pensieri che avanzano la latitudine delle nostre anime? Di’, perchè ciò? a quale oggetto? Che dobbiam fare?
Or. Ei vi accenna di seguirlo come se avesse qualche segreto da comunicare a voi solo.
Mar. Vedete come col gesto vi incalza e vi invita in disparte: ah! non andate con lui.
Or. No, non andate.
Am. Non vuole rispondere, onde lo seguirò.
Or. Nol fate, signore.
Am. Perchè? Qual timore me lo impedirebbe? Non do alla mia vita il prezzo d’un obolo, e alla mia anima qual male potrà venire essendo immortale come lui? Ei m’accenna e mi invita... Lo seguirò.
Or. Che! s’ei vi trascina verso il mare, signore, o sulla cima spaventosa della montagna che sporge sui flutti, e là, prendendo qualch’altra forma orribile, vi priva della ragione, e immerge gli spiriti vostri nel caos? Pensateci; il luogo solo, senza altra cagione, ispira il delirio della disperazione in una testa, la di cui vista, attraversando tanti stadii, s’inabissa nelle profondità del mare che mugge al disotto.
Am. Ei continua ad accennarmi... Avanzati; ti seguirò.
Mar. No, non v’andrete, principe.
Am. Lasciatemi.