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atto primo | 13 |
Am. Sembro, signora? no, sono; ignoro i finti sembianti. Non è solamente il nero colore di questo mantello, buona madre, queste gramaglie indossate per costume di solenne duolo, questi caldi sospiri d’alitar singhiozzante, questo rivo di lacrime, questa fronte squallida e abbattuta, e tante altre apparenze che possono manifestare il mio dolore; apparenze che ognuno può simulare; ma è qui, dentro di me, ch’esso s’asconde, nè il resto è altro che forma e pompa.
Re. Sensibilità e virtù lodevole in voi, l’accordar così a vostro padre ricordanze tanto sante; ma dovete sapere che il vostro genitore perdè un genitore, e che quel genitore un altro ne aveva perduto: il figlio che sopravvive al padre è legato da dovere di tenerezza a mostrar per un tempo l’affezion sua verso le di lui ceneri: ma il perseverare in continuo dolore è segno d’empia tenacità, d’affanno sconvenevole all’uomo, di volontà ribelle ai decreti del Cielo, di cuor senza forza, d’anima senza pazienza, di giudizio limitato e inesperto. Imperocchè per una cosa che sappiamo essere inevitabile, che comune è come ogn’altra cosa più comune che il senso ferisca, perchè persisteremmo in disperato abbattimento? No, saria un delitto contro il Cielo, un’offesa contro l’estinto, un fallo contro natura, un’assurda ingiuria alla ragione, il cui più volgar precetto è la morte de’ suoi padri, e che dal primo feretro in fino a quello dell’uomo spento oggi ci ha sempre gridato «tal’è l’inevitabile legge». — Noi vi preghiamo dunque di obbliare dolor sì volgare, e di averne in conto di padre; imperocchè sappia ognuno e rammenti che voi toccate più dappresso d’ogni altro al nostro trono, e che tutto l’amore virtuoso che il più tenero dei padri porta al figlio suo, noi lo sentiamo per voi. Quanto al disegno vostro di tornarvene agli studi di Vittemberga, nulla è più contrario ai nostri desiderii; e vi scongiuriamo di risolvervi a restar qui sotto ai nostri occhi, dove il nostro amore vi consolerà, voi primo di questa corte, parente nostro, e figliuolo.
Reg. Amleto, non far che tua madre preghi invano, rimanti con noi, non tornare a Vittemberga.
Am. Farò sempre ogni sforzo per obbedirvi in tutto, signora.
Re. Ecco una nobile risposta e dettata dal cuore. Siatevi tutto quello che noi stessi siamo in Danimarca. — Signora, venite. — Questo consentimento d’Amleto partito dal cuore, e dato sì affettuosamente, m’empie di dolce allegrezza; in ricompensa, non sarà fatto oggi in Danimarca gioioso brindisi, che la tuonante voce del cannone non l’annunzi alle nubi. Voglio che la volta del cielo