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360 | otello |
Oimè! perchè vi mordete in tal modo le labbra? qualche passione di sangue v’infiamma il cuore... Questi sono presagi fatali; ma spero, spero che non risguardino me.
Ot. Odimi, e placidamente.
Desd. Eccomi: che chiedete?
Ot. Quel fazzoletto, ch’io tanto amava, e che ti aveva donato, tu lo desti a Cassio.
Desd. No, sulla vita e sull’anima mia! fatelo venire, e dimandategliene.
Ot. Bada, cuor mio, bada allo spergiuro: tu sei sul tuo letto di morte.
Desd. Sì; ma non per morirvi adesso.
Ot. Adesso, adesso, in questo medesimo istante. Confessa dunque schiettamente la tua colpa; poichè il negarne ogni prova anche con sacramento non potrebbe distogliermi, nè cancellar dalla mia anima la convinzione che mi lacera e mi divora; tu sei per morire.
Desd. Iddio mi abbia misericordia.
Ot. Amen, ho già detto.
Desd. E abbiatemene voi ancora! — Io non vi ho mai offeso in vita mia; non ho mai amato Cassio, se non di quell’amore comune che il Cielo mi permetteva; non gli ho mai dato alcun pegno.
Ot. Pel Cielo! ho veduto il mio dono nelle sue mani. Oh donna spergiurai tu m’impetri il cuore, e mi spingi a commettere un omicidio, anzichè un sacrifizio; ho veduto il mio dono.
Desd. L’avrà trovato; ma io non glielo diedi... Fatelo venire da voi, e dichiari la verità.
Ot. Ha già confessato.
Desd. Che cosa, signore?
Ot. Ch’ei t’ha... posseduta!
Desd. Come? colpevolmente?
Ot. Sì!
Desd. No che non l’avrà detto.
Ot. No; la sua bocca è chiusa: l’onesto Jago ha saputo provvedervi.
Desd. Il mio timore mi rende indovina... sarebbe egli morto?
Ot. Avesse avuto una vita in ogni capello, l’ira mia avrebbe saputo spogliarlo di tutte.
Desd. Oimè! ei fu tradito; ed io sono perduta!
Ot. Ah scellerata! e ardisci rimpiangerlo dinanzi a me?
Desd. Allontanatemi da voi, mio signore, ma non m’uccidete.