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ATTO QUINTO



SCENA I.

Una strada.

Entrano Jago e Rodrigo.

Jago. Costà, appostati costà; dietro quella colonna..... Fra poco egli arriva... Tieni la spada sguainata... e immergila con fermezza nel suo fianco. Là, immobile; non temere: io ti starò vicino. Da questo colpo dipende o la nostra vita, o la nostra morte. — Pensaci, e sii fermo.

Rodr. Non ti allontanare da me... potrei fallire.

Jago. Qui, al fianco tuo: coraggio, e impugna la spada.

Rodr. (andando al suo posto) Non mi trovo molto parato a quest’opera... Nullameno mi vi addussero sì stringenti ragioni. Infine non sarà che un uomo di meno a questo mondo... Animo! esci dal fodero, mia spada...! e ch’egli muoia.

Jago. (dal luogo ove s’è appiattato) Tanto ho martellato sull’anima di questo folle, che ne ho sprigionata una scintilla di sentimento. Ora, ch’egli uccida Cassio, o che Cassio uccida lui, o che s’uccidano entrambi, in ogni caso io ne saprò trarre buon partito. Se Rodrigo vive, egli vorrà ch’io gli renda tutto l’oro e le gemme di cui, usando il nome di Desdemona, mi impossessai; e ciò non voglio fare: se Cassio non rimane spento, la leale sua vita finirà per intenebrare tutta la turpissima mia..... Poi, egli può venire ad un colloquio col Moro, e smentirmi... questo sarebbe per me un gran pericolo... Sì, sì, conviene ch’ei muoia... Ode qualcuno: senza fallo è desso.     (entra Cassio)

Rodr. Riconosco il suo passo; sì... Muori, scellerato!

(se gli avventa contro)

Cass. Il colpo sarebbe stato mortale, dove avessi avuto armatura meno salda. Ora voglio provare la tua.

(combattono; Rodrigo rimane ferito)

Rodr. Oh! sono ucciso!

(Jago s’avventa su Cassio; lo ferisce in una gamba, ed esce)

Cass. Son mutilato per sempre!... Soccorso! oh! gli omicidi!

(cade; Otello si mostra in distanza)

Ot. La voce di Cassio!... Jago mi tenne parola.