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350 | otello |
vi ho dato gemme per Desdemona, che sarebbero bastate per corrompere una suora; mi avete detto ch’essa le aveva accettate, e mi avete posto in isperanza d’un vicino colloquio: ma nulla veggo di questo.
Jago. Bene; proseguite; sta bene.
Rodr. Sta bene! proseguite! Non posso proseguire, il mio uomo; nè questo è bene. Ma per la mia mano scommetto che qui è qualche frode; e comincio a temere d’essere ingannato.
Jago. A meraviglia.
Rodr. Vi dico che non è a meraviglia! — Vo’ farmi conoscere da Desdemona: se ella mi restituisce tutti i miei gioielli, rinunzierò al suo amore, e mi pentirò d’ogni mia illecita sollecitazione; ma se no, siate certo che avrò soddisfazione da voi.
Jago. Avete detto?
Rodr. Sì; e vi dichiaro di non aver nulla esposto, che non sia fermo di mantenere.
Jago. Ora che veggo che hai cuore, comincio a concepire di te più alte speranze. Dammi la mano, Rodrigo: tu hai formato contro di me giusti sospetti; ma nullameno ti giuro che ti ho fedelmente servito fin qui.
Rodr. Non sembra.
Jago. Non sembra, è vero; ed è per ciò che ragionevoli sono i tuoi timori. Ma, Rodrigo, se in te senti, come ora più che mai credo che debba sentire, buon senno, coraggio e risoluzione, dállo a divedere questa notte; e se, fra le tenebre del dì che seguirà, tu non godrai Desdemona, toglimi da questo mondo, anche a tradimento, e infliggimi quella morte più crudele che a te piaccia.
Rodr. Bene; che è ciò? è in ciò ragione e saviezza?
Jago. Signore, ordini speciali di Venezia surrogano Cassio ad Otello.
Rodr. Possibile! Otello e Desdemona tornano dunque a Venezia?
Jago. Oh no! Egli va in Mauritania, e conduce con sè la bella, a meno che la sua dimora in quest’isola non venga protratta per qualche accidente; e uno solo ve n’ha: quello di toglier di mezzo Cassio.
Rodr. Che intendete col toglierlo di mezzo?
Jago. Rendergli impossibile di occupare il posto di Otello, facendogli uscir fuori del cranio la vita.
Rodr. Ed io dovrei far ciò.
Jago. Sì, se osate rendervi giustizia e procurarvi vantaggio.