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atto terzo | 323 |
allorchè avrò ad intercedere una grazia, per cui mi converrà svegliare la vostra tenerezza, ella sarà ben severamente pesata, combattuta bene a lungo; e solo dopo mille timori credo mi sarà concessa.
Ot. Nulla ti negherò; ma, ti prego, lasciami solo per ora.
Desd. Potrei io rifiutarvi qualche cosa? no. Addio, mio signore.
Ot. Addio, Desdemona; fra poco sarò con te.
Desd. Emilia, vieni. (ad Otello) Fate quel che vi piace. Ad ogni vostro volere mi avrete sempre obbediente. (esce con Emilia).
Ot. Angelica creatura! — L’inferno s’abbia l’anima mia, se vero non è ch’io t’adori! e quando più non t’amassi, un orribile caos sconvolgerebbe tutti i miei sentimenti.
Jago. Mio nobile signore.....
Ot. Che dici, Jago?
Jago. Cassio, allorchè amoreggiavate Desdemona, era egli istrutto de’ vostri amori?
Ot. Ne fu a parte dal principio sino al nostro matrimonio. A che l’inchiesta?
Jago. Oh! solo per far ragione a una mia idea! non per cattivi disegni.
Ot. E quale idea, Jago?
Jago. Credeva non avesse conosciuta Desdemona.
Ot. Oh! sì; e soleva star di frequente con entrambi noi.
Jago. Sarà vero?
Ot. È vero! è vero! — V’ha in ciò qualche male?... Non è egli onesto?
Jago. Onesto, signore?
Ot. Sì, onesto.
Jago. Signore, per quello ch’io ne so.....
Ot. Che ne pensi?
Jago. Che ne penso, signore!
Ot. Che ne penso, signore? Pel Cielo! ei fa eco alle mie parole, come se fosse nel suo pensiero qualche cosa troppo atroce per poter essere manifestata. — Tu hai qualche idea che ti si aggira per la mente. Dianzi ancora, allorchè Cassio s’allontanava da mia moglie, t’intesi dir con rammarico: ciò mi dispiace. Qual cosa ti spiaceva? E allorchè io ti dissi che godeva la mia confidenza durante tutto il tempo de’ miei amori, sclamasti: sarà vero? E ti vidi poscia aggrottar le ciglia, e concentrarti in te, come se un orrendo sospetto t’avesse traversato lo spirito. — Se mi ami, aprimi il tuo pensiero.