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atto primo | 293 |
Jago. Con... Su, su, Generale, partiamo. (rientra Otello)
Ot. Venite, amici.
Cass. Ecco altra gente che viene in traccia di voi. (entrano Brabanzio, Rodrigo, ed uffiziali con torcie ed armi)
Jago. È Brabanzio... Generale, siate cauto; egli verrà con cattivi proponimenti
Ot. Olà! fermatevi!
Rodr. Signore, è il Moro.
Brab. Avventatevi sopra il ladro! (da ambe le parti si mette mano alle spade)
Jago. Rodrigo a noi! Combatterò vosco.
Ot. Rimettete nei foderi le vostre spade scintillanti; la guazza notturna le arrugginerà. Buon signore, meglio comanderete qui colla vostra età, che colle armi.
Brab. O infame rapitore, ove nascondesti mia figlia? Anima d’inferno, i tuoi malefizi la vinsero; perchè, ne chiamo a testimonii tutti gli esseri ragionevoli, se l’ascendente d’un magico potere non l’avesse ammaliata, mia figlia, fanciulla sì giovane, sì felice, sì bella, sì avversa al matrimonio da avere sprezzati gli amanti più ricchi e più nobili del nostro Stato, avrebb’ella mai osato esporsi allo scherno pubblico, ruggendo dalle braccia paterne per andar fra quelle d’un mostro color di piombo, atto ad atterrire, non mai ad allettare? Universo, sii mio giudice. Non è evidente che su di lei compisti sortilegi infami? che hai affascinata la sua tenera giovinezza, abusando di minerali e di droghe che tolgono la ragione? — A ciò risponderai; sì, ti prepara a rispondere a ciò. Intanto io ti fo prigioniero, come corruttore dell’innocenza, come professante un’arte proscritta, e in orrore allo Stato. — Impadronitevi di lui; e se resiste, sottomettetelo, a rischio della sua vita.
Ot. Olà! fermatevi e voi che assumete le mie difese, e voi che volete offendermi. Se fosse mio dovere il combattere, l’avrei conosciuto senza il vostro esempio. (a Brabanzio) Dove volete ch’io vada per rispondere alla vostra accusa?
Brab. In carcere, finchè il tempo prescritto dalla legge e le forme del tribunale ti chiamino per difenderti.
Ot. Ma come, rassegnandomi a ciò, obbedirei agli ordini del Doge? Ei mi vuole per importante bisogna: ecco i suoi messi, che vengono per condurmi da lui.
Uff. (a Brabanzio) Ciò è vero, degno signore: il Doge è in Consiglio; e sono certo che voi pure siete da lui aspettato.
Brab. Il Doge in Consiglio? a quest’ora? Bene sta: è innanzi