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276 | la tempesta |
ciasti il rimorso e la natura, tu che con Sebastiano (che ben anche di ciò è trafitto) volesti uccidere qui il tuo re, snaturato come sei, pur ti perdono! — Già già rifluiscono gli spiriti del pensiero, i di cui flutti riempiran ben tosto gli organi della loro ragione, e la purgheranno dell’impuro limo che testè la intorbidò. Fin qui alcun d’essi non mi ravvisa ancora, nè potrebbe riconoscermi Ariele, va, e reca le mie vestimenta da duca. (Ariele esce) Affrettati, mio Genio, chè sei vicino ad esser libero. (Ariele rientra cantando, e aiuta Prospero a vestir le insegne ducali)
Ar. «Suggo l’umore che l’ape sugge, e il calice d’un fiore mi offre comoda stanza; in esso io mi corico quando geme il gufo; di là mi slancio sull’ala della tortorella, che va in traccia della state; letizia, letizia; omai vivrò soltanto in gioia, profumandomi dei fiori che la primavera fa nascere».
Prosp. Sì, mio grazioso Ariele, tale sarà la tua vita. Sentirò con dolore la tua mancanza; ma non andrai meno libero per ciò. Su, su, al vascello del re, a’ marinari che troverai addormentati nella rada. Sveglia il Capitano e il Boatswain, e costringili a seguirti in questo luogo.
Ar. Bevo l’aria1 innanzi a me, e ritornerò prima che il vostro polso abbia battuto due colpi. (esce)
Gonz. Tutto ciò che turba, meraviglia, addolora e confonde l’uomo, abita in quest’isola. Oh piaccia al Cielo inviarne qualche guida per liberarci!
Prosp. Re di Napoli, riconosci l’oltraggiato duca di Milano, Prospero; e per convincerti ch’è cosa viva quella che ti parla, ti stringo fra le mie braccia, e t’offro il saluto dell’amico.
Al. Sei tu Prospero? tu? O saresti invece una delle tante larve che m’han fin qui affascinato? Io mi sto incerto. I tuoi polsi battono sotto la mia mano, come quelli d’un mortale vestito di polpa e d’ossa; e dacchè ti veggo, sento che l’angoscia della mia anima... e il delirio, che temo l’abbiano offesa.... minuiscono. Se tutto questo non è sogno, accenna a grandi avvenimenti. Intanto io ti restituisco la tua duchea, e ti scongiuro di perdonarmi le mie ingiustizie. Ma come Prospero potrebbe esser vivo e trovarsi qui?
Prosp. Anzi tutto, generoso amico, lascia che abbracci la tua vecchiezza, l’inestimabile virtù della quale non può mai essere abbastanza onorata.
- ↑ Metafora che esprime la celerità del corso, come divorar la via.