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atto quarto | 269 |
Cer. «Sia per voi sempre feconda la terra, e vadan perennemente doviziosi di messi i vostri granai; carchi si pieghino sotto il dolce peso gli alberi de’ vostri verzieri, e poma e uve v’apprestino quali converrebbonsi al cielo; una eterna primavera sorrida alla vostra felicità, e vi faccia consapevoli dell’amore che Cerere vi porta».
Ferd. Oh quale augusta visione! quai celesti canti!... Crederò che siano soli spiriti questi?...
Prosp. Spiriti che la mia arte ha evocati, onde adempissero i miei voleri.
Ferd. Oh possa io vivere eternamente qui! Un padre sì sublime, una sposa sì rara, fanno di questo luogo un paradiso. (Giunone e Cerere parlano fra di loro sommessamente, e commettono ad Iride un messaggio).
Prosp. Silenzio, mio figlio. Giunone e Cerere discorrono gravemente insieme, e vi sarà qualche nuovo incantesimo. Tacete, o il prestigio è rotto.
Ir. «Voi, Naiadi, ninfe de’ serpeggianti ruscelli, colle vostre corone di giunchi e i vostri sguardi pieni d’innocenza, abbandonate l’onda tremolante dei rivi, e venite su questi verdi cespi per obbedire al cenno che v’è dato. È Giunone che ve lo comanda. Affrettatevi, caste vergini, e aiutatene a celebrare un patto di amor fedele. (le Ninfe appariscono coronate di fiori, e vestite di bianco) E voi, adusti mietitori, armati di falce e avvezzi alla sferza del sole, accorrete dai vostri solchi, e abbandonatevi in preda alla gioia. Festeggiate questo giorno; copritevi de’ vostri cappelli di segala; e intrecciate con queste giovani ninfe le vostre rustiche danze». (entra una schiera di mietitori vestiti di abiti campestri, che eseguiscono colle ninfe alcuni balli piacevoli; verso il fine di questi, Prospero subitamente si scuote, e pronunzia alcune parole; l’incanto allora si dilegua, e fra un confuso romore ogni apparizione svanisce)
Prosp. (a parte) Aveva obbliata l’empia cospirazione del brutale Caliban e de’ suoi complici contro la mia vita: l’istante della trama è venuto... All’opera...! al riparo!
Ferd. (a Miranda) Strana cosa questa! vostro padre è soggetto ad una commozione che violentemente lo travaglia.
Mir. Non mai lo vidi tanto agitato e così pieno di collera1.
- ↑ Prospero si mostra qui compreso di dolorosa agitazione alla ricordanza del complotto di Caliban, che lo fa quindi moralizzare sulla vanità delle cose umane. Ha perchè sì fatto commovimento? La congiura d’un gnomo e di due