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244 la tempesta


Prosp. Indugia, giovine; odimi prima un istante. (con voce sommessa) Eccoli già avvinti al giogo dell’amore; ma è mestieri ch’io intepidisca la foga di questa subitanea passione per tema che la facilità del conquisto non ne scemi il prezzo. (ad alta voce) Straniero, ascoltami; comando che tu m’ascolti. Tu hai usurpato un nome che non è tuo; nè qui venisti che per ispogliarmi del mio possesso.

Ferd. Giuro...

Mir. Oh no! nulla di malvagio può stanziare in così nobile tempio. Se dimora sì bella potesse celare uno spirito malefico, le anime virtuose diverrebbero invidiose del male.

Prosp. (a Ferdinando) Seguimi. (a Miranda) Non mi parlar di lui: è un traditore. Vieni; vuo’ che i tuoi ferri ti curvino, e ti congiungano i piedi alla testa. L’acqua del mare ti sarà bevanda; l’erbe dei ruscelli, le amare radici ti daran pasto: seguimi.

Ferd. No; finchè il mio nemico non sia più di me potente, resisterò all’oltraggio. (sguaina la spada)

Mir. O mio buon padre, nol sommettete a gastighi: è sì buono, e si mostra tanto valente!

Prosp. Una fanciulla ardirà consigliarmi?... Getta quel ferro, insensato che fai pompa d’ardire, e a cui la coscienza del delitto non consente di vibrare un colpo. Abbandona quell’aspetto minaccioso, che mal ti si addice, dacchè con questa verga sola potrei farti cadere per terra la spada.

Mir. Padre ve ne scongiuro...

Prosp. Lungi da me; cessate.

Mir. Pietà, signore, pietà... mi fo mallevadrice per lui... signore, pietà.

Prosp. Taci; una parola di più mi obbligherebbe a sdegnarmi con te; mi obbligherebbe forse ad odiarti. Oh! come ardisci tu assumere le parti d’un fraudolento? Taci. Tu, che mai non vedesti se non Caliban e costui, credi forse che il mondo non abbia altri suoi eguali? Questi è un novello Caliban, fanciulla insensata, se comparar lo si volesse al restante degli uomini, che a lui vicini ti sembrerebbero angeli.

Mir. I miei voti saran modesti; ma non desidero di vedere uomo più bello di lui.

Prosp. (a Ferdinando) Obbedisci: già i tuoi muscoli tornarono alla loro infanzia; ogni vigore ne svanì.

Ferd. (da sè) Sì; i miei sensi son fatti inerti, come in un sogno doloroso. La perdita del padre, questo abbattimento insolito che provo, il naufragio di tutti i miei, e le minaccie di quest’uomo