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226 | giulietta e romeo — atto quinto |
Cap. O fratello Montecchio, dammi la mano; sarà la dote di mia figlia; altro non chieggo.
Mont. Ma io ti darò di più, facendo scolpire in oro una statua a tua figlia; e finchè Verona ricorderà i suoi infortunii, niun’altra statua eguaglierà quella della tenera Giulietta.
Cap. E accanto a lei vuo’ che un busto eguale s’elevi al tuo Romeo; deboli sagrificii per espiare le nostre inimistà.
Princ. L’aurora di questo giorno ne apporta una dolorosa pace; e il sole, per pietà dei nostri mali, pare si rifiuti a risplendere. Uscite da questi luoghi, e ite ad intrattenervi altrove delle vostre disavventure, di cui taluna vi sarà perdonata, di tal’altra avrete castigo, avvegnachè non fu mai storia più compassionevole di questa, di Giulietta e Romeo1. (escono)
fine della tragedia.