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atto quinto 221


Rom. Lo bramo infatti; ed è per morire che venni qui. Buon giovine, non tentare un uomo disperato; fuggi, mi lascia... Vedi tu questi morti? Abbi spavento di tal vista, te ne scongiuro, giovine, non accumulare un altro peccato sul mio capo, costringendomi allo sdegno... Oh vanne! Pel Cielo, io t’amo più di me; chè sol qui venni armato contro me stesso. Non indugiarti... vivi, e di’ poscia che la pietà d’un forsennato ti comandò di fuggire.

Par. Sprezzo la tua pietà, e come un vile t’insulto.

Rom. Lo vuoi? ebbene, difenditi, giovine sventurato.

(combattono)

Pagg. Oh Dio! combattono... Corro ad avvertire le scolte.

(esce)

Par. Ah! m’hai ucciso! (cade) Se pietoso sei, apri questa tomba e deponimi accanto a Giulietta.      (muore)

Rom. Così farò... Ma ch’io vegga prima il tuo volto... Paride è questi! il nobile Paride! e di lui mi favellava dianzi il mio famiglio, mentre divoravamo coi cavalli la via; sebbene la mia anima tanto straziata non gli prestasse attenzione. Ma se quel Paride è questi di Mercuzio parente, e’ parmi dicesse dovea sposar Giulietta. Lo diss’egli, o sognai? o un lungo delirio fu solo quest’angosciosa mia vita? Oh! porgimi la tua mano, tu il di cui nome era scritto col mio nel libro della sventura! Io ti seppellirò in una tomba gloriosa... Una tomba? Oh no, giovine sfortunato!... un letto di fiori ti attende, una stanza luminosa ti si prepara, che tutto intorno illumina l’angelico volto di Giulietta. (dopo alcuni sforzi spalanca la porta del monumento) Quante volte l’uomo al punto di morte ebbe un raggio di gioia! È raggio che lo precede al sepolcro; e ben tale è quello che in questo momento io provo! (cadendo ginocchione dinanzi a Giulietta) Oh sposa! oh adorata amica! la morte che assorbì l’ambrosia del tuo alito, non potè distruggere la tua bellezza: tu ancora non sei vinta; e le insegne della tua nemica non anche illividirono le rose di questo viso. Tebaldo, giaci tu ancora costà nel tuo lenzuolo sanguinoso? Oh! quale ufficio più grato potrò renderti del trafiggermi con questa mano che ti spense nel fiore della giovinezza? Perdonami, cugino, perdonami!... Cara Giulietta, perchè sei anche sì bella? Crederò io che il fantasma della morte sia suscettivo d’amore e che quel mostro abborrito ti trattenga fra queste tenebre perchè sii sua sposa? Per tema di ciò io resterò con te, nè mai da questo palagio di fiera notte dipartirommi; qui fra i vermi imputridendo, mi sottrarrò al giogo d’infauste stelle, e a quello di questo corpo stanco del mondo e della vita. — Occhi, inebbriatevi per l’ultima volta!