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210 giulietta e romeo


Cap. Che intendi tu dire? come gli sperimenterai?

Dom. In verità, messere, è bene un cattivo cuoco colui che non sa leccar le proprie dita1; perciò chi nol sa fare non verrà con me.

Cap. Vattene. Poco splendida sarà, prevedo, questa festa. (il domestico esce) Mia figlia andò forse a ritrovare il padre Lorenzo?

Nutr. Appunto.

Cap. Bene; ei potrà mitigarla alquanto: è fanciulla assai caparbia e tenace.      (entra Giulietta)

Nutr. Mirate come lieta ritorna dalla confessione!

Cap. Ebbene, figlia ribelle, dove siete stata?

Giul. Dove imparai a pentirmi della mia colpevole disobbedienza ai vostri voleri. Il reverendo padre Lorenzo m’ingiunse di prostrarmi innanzi a voi, e d’implorare il vostro perdono. Perdono, padre mio, ve ne scongiuro; in avvenire v’ubbidirò sempre ciecamente.

Cap. (alla Nutrice) Inviate tosto qualcuno da Paride per avvertirlo di questo mutamento, e dirgli che dimani bramo sia stretto questo nodo.

Giul. Incontrai Paride alla cella di frate Lorenzo, e gl’impartii tutto ciò che può accordare un casto amore, senza passare i limiti della verecondia.

Cap. Via, via, ne son lieto; tutto va a meraviglia. Bisogna nondimeno ch’io vegga il conte: fatelo avvertire. In verità, dopo Dio, tutta la nostra città ha grandi obblighi a quel Religioso.

Giul. Nutrice, volete venir meco nella mia camera? Potrete consigliarmi sulla scelta degli adornamenti che debbo portar dimani.

Don. Cap. No, non prima di giovedì... e vi sarà tempo abbastanza.

Cap. Andate, nutrice, andate con lei: voglio che si vada al tempio dimani.     (escono Giulietta e la Nutrice)

Don. Cap. Ben pochi saranno i nostri provvedimenti, essendo già quasi notte.

Cap. Non vi calga di ciò; ne sarà mio il pensiero. Andate intanto da Giulietta, e aiutatela nella buona elezione de’ suoi gioielli. Io invece andrò da Paride, per disporlo a stringer dimani queste nozze, e far così paghi i voti d’un padre, il di cui cuore è alleggerito di tanto dacchè sua figlia rientrò nella buona via.

(escono)

  1. Allusione al proverbio: Ben mal ministra il miel chi non ne gusta.