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atto terzo 191


Teb. Non mi ritrarrò.     (sguainando la spada)

Rom. Gentil Mercuzio, rimetti la spada nel fodero.

Merc. Animo, messere; parate questa quinta.     (combattono)

Rom. Snuda la tua spada, Benvolio; frapponiamoci, dividiamoli. — Onesti passeggieri..... è una vergogna..... prevenite qualche disavventura. — Tebaldo, Mercuzio! il Principe proibì con pena di morte ogni litigio per le vie..... Tebaldo, fermati..... fermati buon Mercuzio...      (Tebaldo e i suoi s’allontanano)

Merc. Son ferito... Maledizione sopra queste due famiglie!.... Mi sento agli estremi... Oh! partì egli illeso?

Benv. Sei ferito, Mercuzio?

Merc. Sì, sì; una scalfitura, una scalfitura! Ahi! n’ho quanto basta! Dov’è il mio paggio? Oh! va; trova un cerusico.

(il Paggio esce)

Rom. Coraggio, amico; la ferita non può esser grave.

Merc. No, non è certo profonda come un pozzo; ma è abbastanza ita addentro per farmi apparir dimani l’uomo più rigido di questa terra. Sono in viaggio, ve ne fo fede, pei Paesi Bassi — Maledizione sulle vostre due famiglie! Maledizione sul cane che mi ferì combattendo colle norme dell’aritmetica. — Oh! perchè in tanto malanno veniste a frapporvi? Ricevei la botta per disotto del vostro braccio.

Rom. Lo feci pel meglio.

Merc. Soccorrimi, Benvolio..... guidami in qualche casa... perchè a momenti svengo. Maledizione sulle vostre due famiglie.....! esse mi hanno spacciato per l’altro mondo..... Ah! la ferita fu ben profonda... Maledizione... maledizione!

(escono Mercuzio e Benvolio)

Rom. Egli è per me che questo generoso amico, che questo affine del principe ricevè una ferita mortale... e il mio onore contaminato esigerebbe che mi vendicassi di Tebaldo... Oh dolce Giulietta! la tua bellezza mi effeminò, e ammollì l’indomita tempra del mio coraggio.     (rientra Benvolio)

Benv. Oh Romeo, Romeo! il generoso Mercuzio è spento; e la sua nobile anima, sdegnosa di questo mondo, s’è slanciata in cielo.

Rom. Il nero destino di questo giorno getta la sua grand’ombra sui giorni avvenire, e dà principio ad una sequela di tremende sventure.     (rientra Tebaldo)

Benv. Ecco il furioso Tebaldo che a noi ritorna.

Rom. Egli vive! trionfa! e Mercuzio è ucciso! Torna nei cieli, dolce moderazione; e tu, vendetta dall’efferata pupilla, fatti mia