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188 giulietta e romeo


Fr. Questi violenti trasporti terminano fra violenti dolori e spirano in mezzo all’ebbrezza, simili alla polvere e al fuoco, che dacchè vengono a contatto, avvampano e si consumano. Il mele più dolce, a forza di dolcezza, diventa insipido e sazia fino alla nausea. Imparate ad amar con moderazione, se amar volete lungo tempo. (entra Giulietta) Ecco la donna vostra. Oh! piè sì leggiero non logorerebbe mai l’eterno marmo di questo pavimento. Sì, credo che una tale amante si libri sovr’ali di farfalla, che il più lieve spiro trasporta; tanto l’amore la rende eterea.

Giul. Buon dì, mio reverendo Padre.

Fr. Romeo, figlia mia, ti ringrazierà per entrambi.

Rom. Ah Giulietta! se la misura della tua gioia trabocca come la mia, e in te è maggiore attitudine a dipignerla, profuma col vergine tuo alito quest’aura che ne circonda, e di’ con dolce eloquenza qual sia la felicità di cui ci inebbria questo desiderato incontro.

Giul. Il sentimento è più ricco della parola; il vero contento, pago dell’interna sua gioia, non ha mestieri che lo si vanti; e ben povero è quegli che può contare il suo tesoro. L’amor mio, la mia felicità toccano ad un apice, di cui è impossibile misurare l’altezza.

Fr. Venite; seguitemi, e permettete che non vi lasci soli finchè la santa Chiesa non v’abbia vincolati col matrimonio.     (escono)