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180 | giulietta e romeo |
dente che rallegra la natura; prima che i suoi fuochi abbiano assorbita la fresca rugiada, riempirò questo canestro con semplici d’ogni specie, con piante velenose, e fiori di succo raro. La terra è madre e tomba di natura, e il suo seno ne dischiude mille produzioni diverse, numerosi parti di sua fecondità. Oh qual potenza vivificatrice fu posta nelle piante, nell’erbe, nei sassi! quanta varietà nei loro attributi! In tutto ciò che vegeta e cresce sulla terra, non è cosa sì vile, che non offra qualche vantaggio; non alcuna sì buona, che, distolta dal suo uso, non degeneri dalla sua prima natura, e non si cangi in male. Talvolta la virtù stessa muta a vizio, quando è male estimata; e il vizio talvolta si nobilita con atti di virtù. Nel giovine calice di questo fiorellino sta pure il veleno, e la medicina ne sa trar partito: fiutandolo, rallegra i sensi; ingoiandolo, uccide. Così nel seno dell’uomo stanziano due nemici sempre in guerra, la grazia e la mala volontà; e dacchè la parte cattiva la vince, la morte irrigidisce ugualmente il seno dell’uomo e della pianta.
(entra Romeo)
Rom. Buon dì, Padre.
Fr. Benedicite! Qual voce mattutina mi salutò con tanta dolcezza? — Figlio mio, cotesta visita in tal’ora accenna a un’anima stranamente turbata. Qual cura vi fece abbandonare sì presto il letto? L’inquietudine stabilisce la sua dimora negli occhi del vecchio; e dov’ella resta, non mai scende riposo: ma nelle piume in cui s’adagia la spensierata giovinezza, il sonno suole piacere. Tanta solerzia perciò mi ammonisce che triste cure vi conturbano, e che forse non vi coricaste neppure nella notte passata.
Rom. Quest’ultima congettura è vera; ma non meno dolce fu perciò il mio riposo.
Fr. Iddio ve lo perdoni! Rimaneste forse con Rosalina?
Rom. Con Rosalina? Oh no, no, venerabile Padre. Dimenticai già questo nome, ch’è nome fatale.
Fr. Ben dite, figlio mio; ma dunque dove siete stato?
Rom. Non attenderò per dirvelo che me’l chiediate una volta ancora. Fui a un banchetto del mio nemico, dove un oggetto sconosciuto mi ferì, e rimase da me ferito: il rimedio ad entrambi noi è riposto nel vostro ministerio. Non nutro odii nel cuore, sant’uomo, e lo vedete; la mia preghiera implora egualmente la salute del mio nemico e la mia.
Fr. Parla chiaramente, buon figlio, e aprimi il tuo cuore; una confessione dubbia non è confessione che valga.