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giulietta e romeo — atto primo | 173 |
fanali; olà, rischiarate la via, e precedete questi cavalieri alle rispettive loro case. (escono tutti, tranne Giulietta e la nutrice)
Giul. Appressatevi, nutrice. Ditemi, chi è quel cavaliere?
Nutr. Il figlio ed erede del vecchio Tiberio.
Giul. E quegli che esce ora?
Nutr. Credo sia il giovine Petrucchio.
Giul. E l’altro che gli vien presso, e che non volea dapprima danzare?
Nutr. Affè che nol conosco.
Giul. Oh! va a chieder del suo nome..... e s’egli è ammogliato, credo che la tomba sarà il mio letto nuziale.
Nutr. (tornando) Il suo nome è Romeo, ed è dei Montecchi; l’unico figlio del vostro peggior nemico.
Giul. Il mio amore nacque dunque dal seno dell’odio..... Ah! troppo tosto il vidi, prima che il conoscessi; ed ora troppo tarda è la conoscenza che acquisto di lui. Oh! strano è questo destino, che mi sforza ad amare un nemico.
Nutr. Che dir volete?
Giul. Nulla: riandava fra me alcuni versi che imparai a memoria questa sera. (una voce al di dentro chiama Giulietta).
Nutr. Eccoci, eccoci. Animo, fanciulla; tutti gli ospiti uscirono; seguiamo il loro esempio. (escono; entra il Coro)
Coro.
«Ora i primi amori1 appassirono, e un altro fuoco gli scalda la vita. Quella vaga donzella, oggetto de’ suoi primi desiri, cessa d’esser bella comparata a Giulietta».
«Ora Romeo ama, ed è amato; e un tenero fascino gli avvolve entrambi: ma forza è pure che Romeo impetri pietà dalla sua nemica, e che Giulietta libi le prime dolcezze dell’amore sovra strati di spine».
«Romeo, nato di gente nemica, mal puote innalzare i voti dell’amatore; e Giulietta ricca d’amore, è povera di mezzi per vedere il fido suo».
«Ma la passione arroterà in fine l’ingegno dei due giovani e il tempo appresterà loro l’occasione. Oh! possano allora le dolcezze, che serba a’ suoi cari l’Amore, compensare queste due bell’anime delle pene che soffrono». (esce)
- ↑ Allude alla prima passione di Romeo per Rosalina.