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158 | giulietta e romeo |
giù dai muri tutti gli uomini dei Montecchi, e mi accontenterò di stendervi sopra le loro belle femmine.
Greg. Ma la querela è fra i nostri padroni; e ad essa partecipar dobbiam solo come domestici.
Sans. Non fa; voglio agir da tiranno: e quando avrò combattuto cogli uomini, sarò crudele colle fanciulle, e taglierò loro la testa.
Greg. La testa delle fanciulle!
Sans. Sì, la lor testa, se riscattarla non vorranno col dono che glie ne chiederò.
Greg. Non saranno indugievoli al baratto, te ne fo fede.
Sans. E allora vedrassi s’io sia abile a star fermo; intendo fermo almeno colle fanciulle.
Greg. Sguaina adunque la scimitarra; si avanzano due sateiliti dei Montecchi. (entrano Abramo e Baldassare)
Sans. Ecco il mio ferro nudo; querela, ti volgo le spalle.
Greg. Come? volgi le spalle? forse per correr via?
Sans. Non temer di me, no.
Greg. No, veramente io non ti temo.
Sans. Facciamo che la legge sia dal nostro lato; lasciamo che ci attacchino essi.
Greg. Io passerò loro accanto e li guarderò con cruccio: vedremo se l’avranno in mal conto.
Sans. Vedremo se tanto oseranno. Io per me vo’ morsicarmi il pollice, affisandoli; e fia con loro disonore, se tal vista sopportano. (Abr. e Bald. si sono avvicinati)
Abr. Che! ti mordi il dito per insultarci?
Sans. Mi mordo perchè mi mordo.
Abr. Ma intendi farne oltraggio con ciò? rispondi.
Sans. (sommessamente a Greg.) Sta la legge con noi se dico di sì?
Greg. No.
Sans. (forte) No, non mi mordo per voi; mi mordo per me, amico.
Greg. Cercate forse querela?
Abr. Querela? no querela.
Sans. Se mai la cercaste, io valgo per tutti voi; e servo un padrone che vale bene i vostri.
Abr. Non più però...
Sans. Sia pure in tanta mal’ora. (entra Benvolio)
Greg. (a voce sommessa a Sans.) Di’ che val più dei loro. Veggo arrivare un parente del nostro signore.