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112 giulio cesare

voti perchè di te abbi quell’opinione che tutta Roma nutre. Ecco Trebonio.

Bruto. È il ben giunto.

Cassio. E questi è Decio Bruto.

Bruto. M’allieta il vederlo.

Cassio. Ed ecco Casca, Cinna, Metello e Cimbro.

Bruto. Salvete tutti, onorevoli ospiti. Quali cure inquiete vi agitano, e tolgonvi i sonni della notte?

Cassio. Ho a dirti alcune parole (vanno a parte a favellare).

Decio. L’Oriente è la, se mal non m’appongo, e credo che il giorno già spunti.

Casca. No.

Cinna. Oh! è il giorno; e quel bianco crepuscolo, che tigne le nubi, è foriero dell’aurora.

Casca. Errate entrambi. In questa direzione s’alza il sole, che cominciando ad appressarsi al mezzogiorno, reca coll’equinozio la novella stagione. Fra due mesi poi, fatto più vicino all’Orsa, vibra da quel lato i suoi fuochi, che primi indorano le vette del Campidoglio.

(Bruto e Cassio tornano nel crocchio)       

Bruto. Datemi tutti la mano.

Cassio. E giuriamo di compiere quanto ci siam proposti.

Bruto. No, non giuramenti. Se la fede degli uomini, i dolori delle nostre anime, la corruttela di quest’età son deboli motivi, tronchiamo ogni proposito, e torniamo alle oziose piume, per poltrirvi nell’inazione, mentre la tirannia si pascerà nel sangue degli uomini, sgozzandone sempre finchè uno ne rimanga. Ma se, come io credo, questi motivi versano un torrente di fiamme nel seno del codardo, e attemprano a ferro sino i deboli cuori delle donne; allora, cittadini, qual altro stimolo ne occorre per la nostra grand’opera? Qual uopo avrem d’altro vincolo, se non di quello che la parola di romani cittadini ordì, e cui ritrar non vorremo nè smentire dinanzi al pericolo? Altro giuramento non sia, tranne la promessa dell’onore, che il bene vuol farsi, o che deesi morire per esso; e giurar lasciasi i vili, i fraudolenti, i traditori, che ugualmente le promesse e i giuramenti hanno in non cale. Noi non inviliamo con simili arti l’impresa nostra; non profaniamo la nostra causa con sì abbietti ingegni. Ogni stilla del nobile sangue di Roma ha degenerato nelle vene del Romano che viola una sola parola della promessa che proferì.

Cassio. Ma come ci comporteremo con Cicerone? Lo metteremo a parte della congiura, perch’ei ne appoggi colla sua eloquenza?