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106 giulio cesare

quegli artieri, e se preso non l’avessi al motto, vorrei discendere nell’inferno fra i pusillanimi. Allora cadde; e quando in sè rientrò disse, che se aveva detto o fatto alcuna cosa impronta, pregava la maestà del popolo a volerlo attribuire alla sua infermità. Tre o quattro donne di mal affare, che mi stavano intorno, gridarono allora: Oimè la buon’anima! e gli perdonarono con tutto il cuore. Ma chi baderà a costoro? Se Cesare avesse loro sgozzate le madri, ne avrebbero detto altrettanto.

Br. Ed è dopo ciò che si fece mesto?

Casca. Sì.

Cass. E Cicerone ha parlato?

Casca. Sì, ma solo in greco.

Cass. A qual effetto?

Casca. Ch’io più non vi rivegga, se lo so; ma coloro che l’intesero sorridevano e scrollavano la testa; per me era affatto greco. Vi dirò ora un’altra novella. Flavio e Manilio, per aver nudate delle loro spoglie le statue di Cesare, son ridotti al silenzio. Addio: vi furono ben altre commedie, che ora non ricordo.

Cass. Vuoi cenar con me stanotte, Casca?

Casca. No; n’ho debito altrove.

Cass. Pranzerai meco dimani?

Casca. Questo voglio, se mi apparecchi degno pranzo.

Cass. A dimani; ti aspetto.

Casca. Nè mancherò; addio per ora entrambi.           (esce)

Br. Come gli anni resero di fango costui! E’ fu un tempo, in cui l’essere suo spirava solo il fuoco.

Cass. E tale è tuttavia, quand’occorra eseguire magnanima impresa, malgrado la ruvida scorza in cui s’avvolge. La rozzezza che il copre, è bel contrapposto al suo spirito, e dà maggior risalto alle sue parole.

Br. Sì, tu ben lo giudichi; e credo che dimani dovremo parlare di lui. Ora, Cassio, addio.

Cass. A dimani; e intanto pensa al mondo oppresso (Bruto esce). Va, generoso Bruto; limpida è la tua anima: e nondimeno m’avveggo che la tempra del nobile tuo cuore potria farsi flessibile fra mani esperte a ciò. Ma qual uomo è infatti che sedur non si possa? Cesare m’abborre, ma tien caro Bruto; e se Bruto fossi io, ei non riescirebbe ad abbagliarmi. — Voglio questa notte stessa inviargli diversi scritti, che gli facciano aperto quanta speranza fondi Roma sul nome suo, e tutta gli svelino l’ambizione di Cesare. Dopo ciò, pensi questo a ben francarsi sul seggio, perchè nel gitteremo, o n’avrà in suo potere, ma solo cadaveri. (esce)