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96 | nota al macbeth |
corona di coi Macbeth si è impadronito soltanto pel breve spazio del viver suo. Quanto al corso dell’azione, questa tragedia è assolutamente il contrario dell’Amleto: essa procede con terribile celerità dalla prima catastrofe (l’uccisione di Duncano) fino alla conchiusione; e tutti i disegni sono appena concepiti, che vengono recati ad atto.
In tutte le parti di questo ardito disegno si ravvisa un secolo vigoroso, un clima settentrionale che produce uomini di ferro. È difficile determinare esattamente la durata dell’azione: secondo la storia, comprende forse parecchi anni; ma sappiamo che il tempo più pieno d’avvenimenti è sempre il men lungo per l’immaginativa; e ciò che trovasi qui rinchiuso in breve intervallo, non pure riguardo agli avvenimenti esterni, ma relativamente allo stato morale dei personaggi, è veramente prodigioso.
E’ sembra che sieno stati tolti tutti gli ostacoli che ritardano l’immenso oriuolo del tempo, e che le sue ruote girino con ispaventevole rapidità. Nulla è paragonabile ad un tal quadro per eccitare il terrore. Si raccapriccia a ricordare l’uccisione di Duncano, il simulacro del pugnale che volteggia innanzi agli occhi di Macbeth, l’apparizione di Banquo nel convitto, l’arrivo notturno di lady Macbeth addormentata. Simili scene sono uniche; Shakspeare solo potè concepirne l’idea: e se più sovente si presentassero sulla scena, bisognerebbe mettere la testa di Medusa fra il numero degli attributi della Musa tragica».
(Schlegel, Corso di lett. dram.)