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resi feroci dalla paura, correvano all’impazzata intorno agli avanzi del rogo, sul quale pochi istanti prima Giordano Bruno era spirato combusto.
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Il seguente Avviso di Roma, in data del 19 febbraio 1600, così descrive il supplizio del Nolano:
«Giovedì mattina in Campo di Fiore fu abbruggiato vivo quello scellerato frate domenichino da Nola, di che si scrisse con le passate: heretico obstinatissimo et avendo di suo capriccio formati diversi dogmi contro nostra fede et in particolare contro la SS.ma Vergine et i Santi, volse obstinatamente morire in quelli lo scellerato; et diceva che moriva martire et volentieri, et che se ne sarebbe la sua anima ascesa con quel fumo in paradiso; ma ora egli se ne avvede se diceva la verità».
Gaspare Schopp, un fanatico, che dopo aver abiurato il protestantesimo, si vendette alla causa papale avendo assistito all’esecuzione di Bruno, scrive:
«Ricondotto il reo nella prigione dai littori del governatore, fu di continuo tenuto a vista, se per caso avesse voluto tuttora ritrattarsi; ma tutto indarno. Sicchè oggi (17) fu menato al rogo. Mostratoglisi, mentre era sul punto di rendere l’anima, l’immagine del Crocifisso Salvatore, inasprito, con torbido sguardo l’ha da sè respinta. Ed è così miseramente morto combusto.....». E, quasi fosse stato un grande spettacolo di tolleranza e di umanità, questo rinnegato, non ha neppur vergogna di chiudere: «in cotesto modo sono usi i romani trattare i blasfematori e gli empii».