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giorno va notata per la singolarità dell’avvenimento. — Là, presso campo di Fiori la calca avanza lenta, fitta, fremente come fiume grosso e minaccioso. — Guardate! guardate! Lo spettacolo è terribile, feroce, straordinario; ma il popolo di Roma sentesi attratto dalla santità dell’esempio, e corre avido, pauroso, memore. Ei ricorda altri spettacoli papali non meno orribili dei pagani del Circo; e mormora i nomi di altri martiri e confessori: Arnaldo, Paleario, Carnesecchi. Osservate più in su: accompagnato da sacerdoti, scortato da soldati in armi, indosso il sanbenito dipinto con fiamme e con diavoli, procede un frate, piccolo di statura, esile del corpo e svelto, la faccia scarna e pallida, prolissi capelli e barba, di colore tra nero e castagno. Lo sguardo suo brilla con vivacità serena. La fisionomia è raccolta, severa. L’incesso franco e risoluto. E Giordano Bruno; salutate il morituro di questa fede nuova, ch’è la vera, consacrata dal verbo della scienza, che rende incrollabile la sua fermezza, eroica fino al martirio. L’ignoranza delle moltitudini, la cecità e la rabbia sacerdotale, i pregiudizi dei tempi richiesero il sacrifizio di lui, sino alla morte — usque ad mortem; ma egli sa che dalle sue ceneri sorgerà il credo della nuova vita, e alla morte affida il verbo del trionfo delle generazioni future, alle quali pure Galilei verrà presto ad attestare nelle tribolazioni della tortura i principii del Vangelo sperimentale: «Eppur si muove!»
«Presso l’antico teatro di Pompeo, che ricorda le vittorie su Mitridate, si leva un antenna o palo, in mezzo a una catasta di legna; a quella è legato il Bruno, l’apostata, il relapso, l’apostolo e il martire