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tico presentava ancora l’aspetto di città ricca e magnifica; splendido asilo di forestieri a lei accorrenti da ogni parte del mondo; capitale intellettuale che accoglieva il fiore degli artisti e degli scienziati d’Italia; centro importantissimo di commercio, a cui facevan capo le merci e le ricchezze dell’Oriente. Ancora il Veneto Senato cercava gelosamente di mantener alto il prestigio della leggi e della libertà, che fecero sì grande il nome di Venezia. Le famiglie patrizie conservavano largamente le tradizioni dell’ospitalità veneta, e spargevano la loro protezione sopra letterati ed artisti. Le loro abitazioni erano aperte ai geniali ritrovi ed alle discussioni scientifiche e letterarie.

Al suo arrivo a Venezia, sul finire del 1591, Giordano Bruno, già preceduto dalla fama delle sue teorie e de’suoi libri, venne cortesemente accolto presso molte case patrizie e più che gli altri, Andrea Morosini, gli fu largo di deferenze.

Bruno era felice di trovarsi, dopo tanto tempo, nella sua cara Italia.

Il soggiorno di Venezia, confaceva più che mai al suo carattere.

Era grato a tutte quelle famiglie patrizie, che verso di lui si mostravano sì cortesi ed ospitali e, nelle serali riunioni, alle quali interveniva, si vedeva sempre circondato da eletta schiera di uditori, che si interessavano delle sue animate ed elevate dissertazioni su argomenti filosofici e letterarii.

Frequentava a Venezia, come, del resto, era suo costume in tutte le città, le botteghe dei più notevoli librai e specialmente in quelle del Ciotto e del Bertano. In questi negozi non era raro il caso che, incontrandosi con altre persone istruite, si desse a disputare per lunghe ore, sopra i suoi temi favoriti, mostrandosi sem-