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«Molti sono - egli esclama - quei che aspirano alla filosofia, pochi quelli che la cercano; ma questi pochi sciolgon la nave dal patrio lido, si affidano al mare, spiegan le vele, e in piccola barchetta si avventurano in mèzzo ai flutti; con l’animo sospeso, che i venti rabbiosi non vengano a rovesciarsi loro addosso. Altri pericoli si apparecchiano a sostenere in terra; passeranno monti, fiumi, deserti, fantasticando insidie ed imboscate, dubitanti, male alloggiati, o peggio sorpresi dalla notte. Per valli profonde, per selve inaccesse, fuggendo inospitali abitanti, ripareranno nelle tane degli orsi.

» Tornati in Italia poco appresso, tentano miglior viaggio; lasciano il Tevere e l’Arno e il Po; passano le Alpi, il Rodano e la Garonna; attraversano Navarra e i Pirenei; e le superbe sponde del Tago; ed eccoli all’Oceano, oltre le colonne d’Ercole, navigare verso popoli cui nasce il giorno dal nostro occidente, e dall’oriente tramonta. E tutto per attingere ai fonti di Sofia (la verità) senno e dottrina.

» Così perdono i beni paterni, e il miglior tempo della vita; e vegliano le notti faticose, e visitano i monumenti dell’antichità, per invasarsi del sacro furore poetico ed acquistar fama e splendore di veri sapienti, onde poi venga loro la gloria, l'aura, il favore, il plauso del popolo e le ambite apparenze dell’utile.»



Durante il soggiorno di Francoforte, Giordano Bruno se ne andò per qualche mese anche a Zurigo.

Quivi attese ad insegnar privatamente, e pubblicò pure altri suoi lavori.